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Stefano Bonaccini punta le europee del 2024: «Ecco come il Pd tornerà a essere il primo partito»

27 Novembre 2022 - 10:32 Redazione
stefano bonaccini elezioni pd
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Il candidato alla segreteria Pd e governatore dell'Emilia Romagna ha parlato anche di possibili confronti con Terzo Polo e M5s

Nonostante i deludenti risultati delle ultime elezioni politiche, Stefano Bonaccini crede ancora nel suo partito. Anzi, secondo lui è il momento buono per «rimboccarsi le maniche e cominciare», perché «tante persone si aspettano un’opposizione seria e credibile in campo e un’alternativa a questa destra». Quello che serve, a suo avviso, è «un Pd più grande in un nuovo centrosinistra che sappia vincere nelle urne». Lo ha dichiarato in un’intervista a la Repubblica. Il candidato alla segreteria Pd e governatore dell’Emilia Romagna ostenta disinteresse nei confronti della «discussione su organismi e fasi congressuali»: «Non sono mai stato iscritto a nessuna corrente e non chiederò e non accetterò il sostegno di nessuna corrente. Finiamola di chiamarci col cognome degli altri».

Direzione Europa

Si definisce «un uomo di sinistra che crede nel Pd e vuole farne un grande partito progressista e riformista», in contrapposizione a Renzi che «ha deciso di abbandonare da tempo il Pd e di creare un partito di moderati». «Ci confronteremo con Terzo Polo e 5S, ma certo non lasceremo loro la rappresentanza esclusiva di moderati e sinistra», promette, aggiungendo che «la vocazione maggioritaria non è autosufficienza ma apertura, indispensabile per costruire una grande forza progressista e riformista». Il dialogo con il M5s, in questo contesto, non rientra nei suoi obiettivi prioritari. «Il mio primo obiettivo è che il Pd torni a essere e a fare il Pd». Il primo banco di prova per questo ambizioso obiettivo saranno «le europee e le amministrative del 2024: dobbiamo tornare ad essere il primo partito. Io – dice ancora – temo che con questa destra l’Italia torni indietro, che ci isoliamo in Europa, che la società, l’economia e i diritti si fermino». Non esclude, se eletto segretario, di restare in Regione. «Non mi pare che Zingaretti si sia dimesso per il troppo lavoro, ma per le troppe correnti», conclude.

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