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Maurizio Costanzo condannato per la frase sul giudice nel caso di Gessica Notaro: «Complimenti al gip»

02 Dicembre 2022 - 22:52 Redazione
Il conduttore ironizzò sul gip che aveva disposto il divieto di avvicinamento per l'ex fidanzato di Notaro per i casi di stalking che precedettero l'aggressione con l'acido

Al giornalista e decano della tv italiana Maurizio Costanzo è costata la condanna del tribunale di Ancona per diffamazione a un anno di reclusione, con pena sospesa, e 40mila euro per risarcimento danni la frase sul gip di Rimini Vinicio Cantarini sul caso dell’aggressione ai danni di Gessica Notaro. Il 20 aprile 2017 al Maurizio Costanzo Show il conduttore si era concesso un commento sulla decisione del giudice che aveva disposto il divieto di avvicinamento, anziché i domiciliari come chiesto dalla procura, per l’ex fidanzato di Notaro, Edson Tavares, per episodi precedenti allo sfregio con l’acido su Notaro avvenuto il 10 gennaio 2017. In trasmissione, Costanzo ospitava anche Jessica Notaro che parlava al pubblico per la prima volta a tre mesi dall’aggressione subita: «Complimenti a questo gip – aveva detto Costanzo – vogliamo dire il nome del gip che ha fatto questo? Diamo il nome. Io mi voglio complimentare col gip. Dico al Csm, al Consiglio Superiore della Magistratura: fate i complimenti da parte mia a questo gip che ha deciso questo». La difesa di Costanzo ha cercato di sostenere che da parte del conduttore non c’era alcuna volontà diffamatoria, per quanto il nome del gip fosse ai più chiaro pur non essendo mai stato fatto esplicitamente. Al ministro della Giustizia dell’epoca, Andrea Orlando, Costanzo lanciò anche un appello: «Faccia un’inchiesta su questo gip perché non ha fatto quello che gli ha chiesto il pm di tenere questo qui agli arresti domiciliari, di dov’è? Di Rimini?». Secondo l’accusa, Costanzo avrebbe offeso la reputazione del giudice «lasciando intendere che le conseguenze gravissime derivate alla donna fossero conseguenza dell’atteggiamento inoperoso o superficiale dello stesso giudice che, non era stato sufficientemente vigile nel seguire l’evoluzione della vicenda».

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