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Dl Rave, via i reati «contro l’ordine pubblico»: pena resta a 6 anni. Rinviate anche le multe per i No vax

06 Dicembre 2022 - 21:54 Ygnazia Cigna
Il decreto con le ultime modifiche della maggioranza è atteso in Aula al Senato il 12 dicembre

Primo passo in Parlamento per il decreto anti-Rave. La commissione Giustizia del Senato ha approvato l’emendamento del governo al dl Rave che introduce, con l’articolo 633-bis (non più il 434 c.p), il reato di «invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica». La versione riformulata, che è passata a maggioranza, lascia intatta la pena massima a 6 anni per gli organizzatori e i promotori dei rave, ma non specifica il numero di partecipanti all’evento e separa la responsabilità tra promotori e partecipanti. Per questi ultimi, infatti, continuerà a valere l’attuale articolo 633 del codice penale che ha come pena più alta i 4 anni. Via dal testo le diciture «ordine pubblico» e i riferimenti al codice antimafia e alle misure di prevenzione, «così come richiesto da Forza Italia», rivendica il capogruppo in Commissione Pierantonio Zanettin. Ora il decreto è atteso in Aula al Senato il 12 dicembre. «C’è stato un ampio confronto, si sono rispettati i tempi e si è colmato un vuoto legislativo», ha commentato la presidente della Commissione Giulia Bongiorno che si è detta soddisfatta di come sono andati i lavori.

Cosa prevede il decreto

Il testo prevede che chiunque organizzi o promuova «l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati», per realizzare un raduno musicale o con altro scopo di intrattenimento, sarà punito con una pena che va da un minimo di 3 anni a un massimo di 6 con una multa da 1000 a 10mila euro, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa della violazione delle norme sulle droghe o sull’igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento. La questioni si limita quindi a «raduni musicali» o «intrattenimento», escludendo così – come ha precisato la maggioranza – manifestazioni o occupazioni.

Via i riferimenti al codice antimafia

Sono stati tolti i commi 2 e 3 del testo originario e così, di fatto, sono scomparsi i riferimenti al codice antimafia e alle misure di prevenzione. Nel dl attuale si legge che «è sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione o di quelle che ne sono il prodotto o il profitto». Infatti, restano possibili le intercettazioni. In virtù anche del fatto che l’articolo 633 c.p. rientra nell’elenco di quelli per i quali gli «ascolti» sono sempre ammessi.

Il rinvio delle multe ai No vax

Passano in commissione anche gli emendamenti della Lega che prevedono sia lo stop dell’invio delle sanzioni non ancora notificate ai No-Vax, sia il differimento del termine per pagare quelle già arrivate, al 30 giugno 2023. Le proposte di modifica erano state presentate al decreto anti-Rave e avevano ricevuto parere favorevole del governo e hanno come prime firme quelle del capogruppo della Lega a Palazzo Madama Massimiliano Romeo ed Erika Stefani.

La cancellazione dei reato contro la Pubblica Amministrazione

Approvato in Commissione anche l’emendamento di Forza Italia, sottoscritto da Zanettin, che prevede la cancellazione dei reati contro la Pubblica Amministrazione dall’elenco di quelli ostativi, cioè quelli per i quali non sono previsti i benefici penitenziari. Questione favorevole alle forze di maggioranza e a Italia Viva, contraria invece al Pd, al gruppo Misto e ai Cinque Stelle. «È un campanello d’allarme, dichiara Anna Rossomando vicepresidente (Pd) del Senato, anche perché siamo in un periodo, con il Pnrr, in cui si devono spendere tantissimi fondi in appalti. Speriamo che il governo ci ripensi in aula». Anche il leader del M5s, Giuseppe Conte, si è espresso in merito: «Uscire dal carcere e ottenere benefici penitenziari sarà ora più facile per chi è condannato per i più gravi reati contro la P.A. Tutto grazie al voto della maggioranza di Giorgia Meloni, che oggi è andata all’attacco della nostra legge Spazzacorrotti».

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