Cartucce italiane in Iran: così l’azienda di Livorno ha armato la polizia morale di Teheran

L’inchiesta di France 24 svela che sarebbero state trovate almeno 13 cartucce in otto diverse città iraniane

Sulla storica azienda di cartucce da caccia Cheddite, con base a Livorno, si è alzato un grande polverone che getta un’ombra lunga, che arriva fino all’Iran e alle piazze della protesta. Le loro cartucce sarebbero state utilizzate dalla polizia morale iraniana contro i manifestanti scesi in piazza contro la morte di Mahsa Amini e le restrizioni del regime. Sono 13 quelle trovate in 8 diverse città iraniane. A rivelarlo è un’inchiesta di France 24 che ha portato l’ex presidente della Camera Laura Boldrini e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni a presentare un’interrogazione parlamentare. «Vogliamo che sia fatta luce su questo ennesimo episodio vergognoso, siano individuate responsabilità, sia rispettata la legge e l’embargo di armi verso le dittature», ha dichiarato Fratoianni. Ferma anche la posizione di Boldrini: «Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e al Ministro della Difesa chiedo quali iniziative intendono assumere per impedire che l’esportazione di armi e munizioni, o di loro componenti, per uso civile o militare, possa contribuire alla repressione violenta dei movimenti democratici in Iran».


La ricostruzione della vicenda

Stando alla ricostruzione della testata francese, le cartucce in questione sarebbero arrivate a Teheran grazie a una terza ditta, forse in Turchia. Cheddite in passato avrebbe investito proprio ad Ankara tramite quote della società Yavascalar YAF, a sua volta accusata di aver venduto cartucce in Myanmar. A dimostrare le accuse sarebbero le incisioni «Cheddite 12» sulla base dei proiettili. Sulla questione è intervenuta anche Amnesty International, che ricorda che se fosse confermato si tratterebbe di una grave violazione del regolamento 359 del Consiglio dell’Unione Europea che vieta di esportare verso l’Iran attrezzature militari destinate a reprimere il dissenso. L’azienda, al momento, non ha ancora replicato sulla questione. Anche Potere al Popolo ha denunciato la vicenda sottolineando che «non è la prima volta che le cartucce Cheddite sono utilizzate nelle strade sui manifestanti, ne era già stato denunciato il diffuso impiego l’anno scorso da parte del regime militare birmano».


Cosa fa l’azienda Cheddite

L’azienda in questione ha stabilimenti in Italia e Francia, con sedi a Livorno e Bourg-lès-Valence. Si identifica come il più grande produttore al mondo di cartucce vuote per fucili e produrrebbe più di un miliardo di cartucce ogni anno. Cheddite, riferisce France 24, «produce cartucce vuote con involucri di plastica e basi metalliche che contengono un innesco che produce scintille e le vende ad altri produttori che riempiono le cartucce con polvere esplosiva e pallini o altri proiettili». Dal 2014 è registrata al Registro del Ministero della Difesa per le imprese esportatrici di armamenti ai sensi della Legge 185/90. L’amministratore delegato dell’azienda è l’italiano Andrea Andreani, mentre il cda è a maggioranza francese.

Foto di copertina: France 24

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