Effetto Bce: quanto costa l’aumento dei tassi sul mutuo e chi paga di più

La Banca centrale europea ha deciso un innalzamento degli interessi sul costo del denaro dello 0,50%: cosa cambia per chi ha un tasso fisso o uno variabile

L’inflazione spaventa la Banca centrale europea che, dopo Fed e Bank of England, decide per l’ennesimo rialzo dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale. L’effetto che questa decisione avrà sulle rate mensili dei mutui degli italiani, dipenderà da quanto l’Euribor – l’indice di riferimento per i mutui a tasso variabile – assorbirà l’ultimo rialzo deciso dalla Bce, poiché se è vero che tende a modificarsi sulla base delle aspettative dei tassi della banca centrale, non è detto che lo farà in misura uguale, ossia 50 punti base. Già oggi l’aumento dei tassi ha portato le rate a lievitare in media di 180 euro rispetto all’inizio del 2022. L’Euribor a tre mesi, prima dell’annuncio di oggi, è arrivato al 2,08% superando l’Eurirs a 30 anni – il tasso di riferimento per i mutui fissi – fermo all’1,99% e in calo già da un mese, una situazione che non si verificava dal 2008.


Le simulazioni della rata del mutuo

MutuiOnline ha prodotto alcune simulazioni per capire quanto l’ultimo rialzo dei tassi impatti sulla rata mutuo delle famiglie. A luglio 2022, per un mutuo da 160mila euro a 20 anni per un immobile di 200mila euro, il miglior tasso annuo nominale (tan) variabile a tassi agevolati era 0,70%, con rata mensile di 715 euro. Oggi il miglior mutuo giovani ha Tan 1,15% e rata 747, pari ad un aumento mensile del 5% e a 7.700 euro in più in 20 anni. La seconda offerta più vantaggiosa a tasso variabile ha un Tan del 2,60% e una rata mensile di 856. Nel documento si sottolinea come vi sia oggi poca differenza tra i due tassi, con i costi delle offerte a tasso fisso – 870 al mese per gli under 36 – che costa solo il 2% in più rispetto alla seconda miglior offerta a tasso variabile. E questo prima ancora che l’Euribor registri l’ultimo aumento di 50 punti base. Oggi la differenza tra fisso – 3,35% – e variabile – 2,90% – è dello 0,45%, assai inferiore a quella che si registrava solo due mesi fa, a settembre, quando era dell’1,5 per cento. Anche Facile.it ha prodotto una sua simulazione, su un mutuo di 126mila euro a 25 anni, sottoscritto a gennaio 2022 e con un loan-to-value (valore del prestito rispetto all’immobile) pari al 70%. Il Tan di partenza a gennaio era pari a 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro: a partire da luglio gli indici dei mutui variabili hanno iniziato a salire sensibilmente e, a dicembre, la rata è arrivata a circa 602 euro, vale a dire quasi 150 euro in più rispetto a quella iniziale. Se l’Euribor dovesse crescere in maniera analoga all’ultimo aumento dei tassi, la rata mensile arriverebbe nei prossimi mesi a circa 636 euro.


Cosa aspettarsi dal 2023

Secondo la presidente della Bce Christine Lagarde, ci si aspetta una recessione fra il quarto trimestre del 2022 e il primo trimestre 2023: ma questa sarà «breve e poco profonda». Nel complesso la crescita si attesterà al 3,4% nel 2022, allo 0,5% nel 2023, quindi all’1,9% nel 2024 e all’1,8% nel 2025». Sulla base di questo di altri fattori di valutazione, secondo MutuiOnline gli analisti sono concordi nell’ipotizzare che i tassi di riferimento in Usa, Regno Unito ed Europa inizieranno a scendere già dalla seconda metà del prossimo anno. Il consiglio di Ivano Cresto, managing director di prodotti di finanziamento di Facile.it per chi ha muti a tasso variabile è di «stabilire la soglia massima oltre la quale la rata potrebbe diventare insostenibile e rivolgersi al proprio istituto di credito o ad un consulente per individuare la soluzione migliore in base alle proprie caratteristiche».

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