I due minerali mai visti prima identificati in un meteorite caduto in Somalia

Si tratta di due fosfati del ferro, ma non si esclude che ve ne possa essere un terzo, che ancora si trova in fase di analisi

Due minerali mai visti prima sulla Terra sono stati identificati in un meteorite del peso di 15,2 tonnellate, il nono più grande mai trovato sul pianeta. Il professor Chris Herd, che si occupa della collezione di minerali dell’Università dell’Alberta in Canada ha ricevuto un campione di roccia da classificare. Mentre lo esaminava, si è accorto che alcune parti del campione non potevano essere identificate al microscopio. Per stabilire se si trattasse di sostanza mai viste prima, si è fatto aiutare dal professor Andrew Locock, a capo del laboratorio di microsonde elettroniche dell’ateneo, che in poco tempo ha stabilito che le sostanze sconosciute erano due minerali mai visti prima. Si tratta di due fosfati del ferro, ma non si esclude che ve ne possa essere un terzo, che ancora si trova in fase di analisi.


L’importanza del risultato

Un risultato eccezionale: «Nella maggior parte dei casi ci vuole molto più lavoro per individuare un nuovo minerale», ha spiegato Herd in un comunicato ripreso dalla Cnn. Uno dei due minerali è stato chiamato elaliite, in onore del meteorite, il cui nome è “El Ali“, che a sua volta riprende il nome della città somala dove è stato rinvenuto. Il secondo dei minerali è stato chiamato elkinstantonite, in onore di Lindy Elkins-Tanton, vicepresidente dell’iniziativa interplanetaria dell’Università dell’Arizona, nonché prima investigatrice della missione Nasa “Psyche“, che partirà alla ricerca di nuovi metalli tra Marte e Giove. Il lancio è previsto per l’1 ottobre 2023.


L’identificazione grazie ai minerali sintetici

«La scoperta è particolarmente importante perché quando si trovano nuovi minerali, significa che le condizioni geologiche che li hanno formati e la composizione chimica della roccia sono diverse da quelle che si conoscevano fino a prima della scoperta», ha spiegato Herd. «Questo è quello che rende la scoperta tanto elettrizzante», ha concluso. Il professore, inoltre, ha spiegato che l’identificazione è stata tanto rapida perché minerali simili erano già stati sintetizzati in laboratorio. Gli scienziati lo fanno in continuazione, ha spiegato Alan Rubin, esperto in materia in forze all’Università della California. «Spesso cerchiamo di creare sostanze che abbiano determinate caratteristiche utili ad usi commerciali, come ad esempio un alto potere conduttivo o un alta temperatura di fusione».

Immagine di copertina: Nick Gessler/Duke University

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