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Il 70% delle scuole non rispetta le norme antincendio. La corsa contro il tempo per metterle in regola entro il 2023

02 Gennaio 2023 - 17:32 Sara Menafra
Il decreto Milleproroghe ha allungato ancora di un anno i termini per sistemare tutto. Il Ministero dell'Istruzione ha stanziato 2 miliardi ma gli edifici scolastici non in linea sono quasi 27mila

Nel decreto Milleproroghe c’è, appunto, l’ennesimo allungamento dei tempi per una annosa emergenza nazionale: quella delle scuole che non rispettano le normative antincendio. Il tempo per metterle in regola scadeva nel 2022 ma con la nuova norma si va al 31 dicembre 2023 (2024 per gli edifici pubblici adibiti ad asilo nido). È la quarta volta che la norma viene prorogata, e fino ad oggi ogni volta il rinvio è stato accompagnato dalla promessa che le scuole italiane sarebbero state adeguate alle più recenti normative in tempi ragionevoli. Sarà questa quella buona? Poco prima che il Milleproroghe venisse approvato in Cdm, il ministro Giuseppe Valditara ha presentato il suo Piano per l’edilizia scolastica: 2 miliardi, 3 milioni e 900mila euro per adeguare gli edifici. In conferenza stampa, il 6 dicembre, Valditara ha spiegato che quella della messa a norma è per lui una priorità a fronte di una situazione effettivamente emergenziale. Al momento, dicono i dati del ministero dell’Istruzione, sono stati approvati 767 interventi di messa in sicurezza. L’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica (Snales), però, presenta numeri che non sarà facile scavallare. Su 40.221 edifici, infatti:

  • 15.026, pari al 37,4%, hanno il certificato di agibilità;
  • 21.644, ovvero il 53,8%, hanno il collaudo statico;
  • 4.894, il 12,2%, sono stati adeguati alle attuali normative antisismiche;
  • 13.436, il 33,4%, hanno il certificato di prevenzione antincendio.

Il giudizio dei presidi

«Il mancato rispetto delle normative antincendio è un problema che ci trasciniamo da decenni», dice Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: «Di anno in anno viene prorogato il termine per la messa in regola per non far saltare tutto, ma poi gli enti locali, responsabili degli edifici come vuole la legge del 1996, non hanno mai i fondi per fare i dovuti adempimenti e viene tutto rimandato all’anno successivo». Secondo il dirigente scolastico le scuole italiane non sono in pericolo: «Gli edifici sono molto vecchi e nel tempo non sono stati curati, una situazione comune a tutta la pubblica amministrazione che per le scuole è persino peggiore. Ma ormai i materiali che usiamo sono tutti ignifughi, il problema è però anche culturale. In molti Paesi esteri questa situazione sarebbe considerata intollerabile». La presenza di un Piano nazionale per l’edilizia scolastica apre una speranza, dice ancora Giannelli: «Sono tanti fondi ma è difficile ribaltare una situazione trascurata per decenni. Speriamo che questo stanziamento fornisca l’occasione per cambiare direzione». Di strada ce ne sarà da fare parecchia: secondo il rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli per rinnovare (non solo sul piano della sicurezza) gli edifici scolastici italiani servirebbero ben 200 miliardi di euro.

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