Caso Orlandi, il Vaticano riapre le indagini dopo 40 anni: «Decisive le richieste della famiglia». La spinta di Papa Francesco

La conferma della Santa Sede: nuovo fascicolo sul mistero della scomparsa della 15enne nel 1983. La famiglia: «Notizia appresa dagli organi di stampa»

La giustizia vaticana ha deciso di riaprire le indagini sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel 1983 sulla cui vicenda sono emerse nel corso degli anni disparate ipotesi. Secondo lAdnkronos, dopo quasi 40 anni la nuova inchiesta avviata dal promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi con la Gendarmeria punterà a scandagliare tutti i fascicoli, le testimonianze e le segnalazioni relative al caso della 15enne scomparsa figlia di un dipendente del Vaticano, provando a seguire le possibili piste che nel corso del tempo non sono state approfondite, oltre che quelle già percorse dalle indagini con documenti già acquisiti. Fonti vaticane citate dall’Adnkronos spiegano che la ripartenza dell’inchiesta punta alla ricerca della verità e della trasparenza a tutti i costi che sarebbe stata voluta da Papa Francesco, così come aveva già tentato di fare papa Giovanni Paolo II, che fu il primo nel corso dell’Angelus a confermare l’ipotesi del sequestro. A spingere per una nuova indagine a tutto campo ci sarebbero state anche le numerose istanze presentate in Vaticano da Pietro Orlandi, fratello della ragazza scomparsa che da sempre si impegna per fare luce sulla vicenda di sua sorella.


La docuserie e la pista sulla Banda della Magliana

Il lavoro degli inquirenti vaticani ripartirà dal 22 giugno 1983, quando l’allora 15enne Emanuele Orlandi sparì nel nulla dopo essere uscita di casa a Roma per andare a una lezione di musica in piazza Sant’Apollinare. Proprio lì vicino, nell’omonima basilica, diversi anni dopo si scoprì che era seppellito uno dei capi della Banda della Magliana, “Renatino” Enrico De Pedis, che secondo diversi testimoni sarebbe stato l’esecutore materiale del sequestro, su commissione di «alti prelati». Solo negli ultimi mesi è tornata alta l’attenzione sul caso Orlandi, soprattutto dopo la pubblicazione della docuserie su Netflix Vatican girl, che ha fatto riemergere anche ipotesi fino a quel momento meno considerate nel corso delle passate indagini.


L’inchiesta archiviata

L’ultima parola della giustizia italiana sul caso Orlandi, e sulla scomparsa di Mirella Gregori, era arrivata nell’ottobre 2015, quando il gip su richiesta della procura di Roma archiviò l’inchiesta per mancanza di prove. L’inchiesta era ripartita nel 2006, dopo le dichiarazioni di Sabrina Minardi, ex compagna di De Pedis. All’epoca erano state indagate sei persone per concorso in omicidio e sequestro di persona. Tra loro anche monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare. Nel 2018 arrivò il via libera del Vaticano all’esame del Dna su alcune ossa ritrovate nella sede della Nunziatura vaticana in via Po, a Roma. Il sospetto era che quei resti potessero appartenere alle due ragazze scomparse nell’83, ma i risultati rivelarono che appartenevano invece a un uomo.

La legale della famiglia Orlandi: «Da un anno chiedevamo di essere ascoltati»

Ad intervenire sulla riapertura delle indagini vaticane relative alla scomparsa della “ragazza con la fascetta” è anche la legale della famiglia Orlandi Laura Sgrò che all’Ansa ha dichiarato di non sapere nulla della nuova inchiesta avviata dal promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi con la Gendarmeria. «Noi siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati», ha detto all’agenzia di stampa. La famiglia Orlandi – come riporta Ansa – è da mesi in attesa di una convocazione da parte del Promotore di Giustizia Vaticano. A luglio 2022 l’avvocata di Pietro Orlandi aveva infatti affermato di aver «scritto al Papa il quale, rispondendomi, mi aveva indicato di avere un confronto con il Pg. Lo abbiamo subito chiesto». Per questo motivo, raccontò Sgrò sempre in quell’occasione, si era attivata con il promotore di Giustizia a «gennaio», ovvero un anno fa. Mentre la lettera inviata dagli Orlandi al Pontefice risalirebbe a fine 2019, secondo la documentazione raccolta nel sito dedicato alla vicenda di Emanuela Orlandi. Dal Vaticano filtra tuttavia come proprio le pressioni della famiglia abbiano influito sul nuovo imprimatur alle indagini. Fonti della sala stampa d’Oltretevere hanno confermato infatti all’Ansa l’apertura del fascicolo da parte del Promotore di Giustizia, aggiungendo che la mossa è stata intrapresa «anche sulla base delle richieste fatte dalla famiglia in varie sedi».

Foto copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI – Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ospite di Porta a porta su Rai1 lo scorso 31 ottobre 2018.

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