Katty Skerl: la storia della bara sparita dal cimitero del Verano e il legame con Emanuela Orlandi

La procura ha scoperto che il loculo è sparito. La vicenda è incrociata con quella della cittadina scomparsa nel 1983. Con un collegamento in comune: il fotografo Marco Fassoni Accetti

Una bara è sparita dal cimitero del Verano a Roma. È quella di Caterina, detta Katty, Skerl. Il loculo è stato posto sotto sequestro dalla questura di Roma. Ma le spoglie della ragazzina figlia di un regista americano trovata morta per strangolamento a Grottaferrata il 21 gennaio del 1982 non c’erano. L’edizione romana di Repubblica racconta che il loculo si trovava nel settore 115, seconda fila dal basso. E ora è sparito. Ma la storia di Skerl si incrocia con quella di Emanuela Orlandi. Ovvero la cittadina vaticana sparita nel nulla il 23 giugno 1983 in Corso Rinascimento a Roma. Perché negli ultimi anni in cui le molte indagini che hanno via via coinvolto prima i terroristi turchi e poi la Banda della Magliana è comparso nella scena un personaggio che ha rappresentato il collegamento tra i due casi.


Chi è Marco Fassoni Accetti e cosa c’entra con Emanuela Orlandi

Si tratta del fotografo Marco Fassoni Accetti. Qualche anno fa Accetti si è presentato prima in tv a Chi l’ha visto? e poi in procura per autodenunciarsi addossandosi un ruolo nella scomparsa di Emanuela. Più precisamente, Accetti ha testimoniato di aver prelevato la Orlandi in un “finto rapimento” che, secondo le tesi piuttosto strampalate fornite a Piazzale Clodio, doveva servire a mettere pressione al Vaticano e ad influenzarne la politica estera. Nel 1983 Accetti ha travolto e ucciso con la sua automobile nella tenuta di Castelporziano il 12enne José Garramond. Per questo ha ricevuto una condanna, scontata, per omicidio colposo. A Chi l’ha visto? invece Accetti ha dichiarato di essere in possesso di un flauto appartenuto ad Emanuela Orlandi.


La ragazza studiava lo strumento nella scuola Tommaso Ludovico da Victoria, che si trovava all’epoca dalle parti di piazza Navona. E scomparve proprio dopo una lezione di musica. Ma le analisi dei magistrati sul flauto diedero esito negativo: essendo passato troppo tempo dalla scomparsa, non si trovarono tracce del Dna della ragazzina scomparsa. Alla fine per Accetti la procura chiese il processo per autocalunnia. E archiviò tutti gli “spunti” investigativi forniti dal fotografo sulla scomparsa di Orlandi. A questo punto entra in scena la vicenda Skerl.

Chi è Caterina Skerl

Nel 2015 Accetti si presentò di nuovo in procura per sostenere proprio che la bara della ragazza morta in circostanze misteriose non si trovasse più nel cimitero del Verano. Skerl, secondo il fotografo, sarebbe stata uccisa su commissione da «una fazione interna ad ambienti vaticani» opposta a quella di cui avrebbe invece fatto parte Accetti e «contraria alla politica anticomunista di Papa Giovanni Paolo II». Stando al racconto di quello che ad oggi è un testimone, «una finta squadra di addetti cimiteriali, simulando una riesumazione, smurò il fornetto in cui era deposta Skerl, da cui prelevò la bara». Perché? «Per occultare uno degli elementi che poteva far collegare il caso di Skerl a quello Orlandi». A sette anni dalla testimonianza è stato aperto un nuovo fascicolo d’indagine. Ed è arrivata l’apertura della tomba e la sorpresa. La famiglia Orlandi non ha mai creduto al fotografo. Mentre lui aveva collegato la storia di Skerl a quella di un’altra ragazza: Alessia Rosati. Anche lei scomparsa nel nulla a Roma il 23 luglio 1994. Ora sarà la procura a dover scoprire la verità. Sempre che sia possibile, dopo tanti anni.

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