Brasile, la Corte suprema vieta la nuova manifestazione dei fan di Bolsonaro. Licenziati in tronco i vertici della polizia di Brasilia

Blindati gli edifici pubblici in vista delle nuove possibili agitazioni. L’ex presidente sarebbe stato intanto dimesso dall’ospedale della Florida.

I gruppi di estrema destra brasiliani non sembrano appagati dall’assalto ai palazzi del potere della Capitale portato domenica. I sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro, infatti, avrebbero provato a convocare via Telegram per questa sera un’altra grande manifestazione nazionale per la ripresa del potere a Brasilia e negli altri capoluoghi del Paese. Uno scenario che le istituzioni del Paese vogliono evitare a tutti i costi. In seguito alla richiesta dell’Avvocatura generale dello Stato, il giudice della Corte suprema brasiliana Alexandre de Moraes ha infatti proibito l’occupazione e il blocco di strade o autostrade, nonché qualsiasi manifestazione organizzata davanti agli edifici pubblici. Il togato ha inoltre disposto che Telegram, entro due ore, blocchi canali, profili e account di gruppi legati alle agitazioni. Sono state inoltre messe in campo una serie di misure di emergenza per blindare gli edifici pubblici in vista della possibilità di nuovi disordini. Pugno duro che riecheggia anche nelle parole del ministro della Casa civile (equivalente agli Interni, ndr), Rui Costa. Il quale ha confermato a Cnn Brasil il «rafforzamento delle misure di sicurezza». Truppe dell’esercito potrebbero intervenire per supportare le operazioni di polizia di Brasilia, ha reso noto il comitato di crisi formatosi dopo l’assalto dello scorso 8 gennaio.


Azzerati i vertici delle forze di sicurezza di Brasilia

Chi non rispetterà i divieti potrà essere punito con una sanzione di 20 mila reais, per le persone fisiche, o di 100 mila reais per le persone giuridiche. Gli agenti degli organi di pubblica sicurezza saranno inoltre tenuti, con responsabilità personale, ad arrestare chiunque occupi od ostruisca le strade. «Assolutamente NIENTE giustifica l’esistenza di accampamenti pieni di terroristi, sponsorizzati da vari finanziatori e con la compiacenza delle autorità civili e militari in totale sovversione del necessario rispetto della Costituzione federale», ha scritto Moraes. «E assolutamente NIENTE – ha aggiunto il magistrato – giustifica l’omissione e la connivenza delle autorità locali con i criminali che, in precedenza, annunciavano che avrebbero commesso atti violenti contro i Poteri costituiti, come viene ora riproposto in un nuovo susseguirsi di post nei gruppi dell’applicazione digitale Telegram».


Connivenze contro cui si abbatte con sempre maggior fermezza la scure delle autorità centrali del Brasile, che rispondono al neo-presidente Lula. Il segretario esecutivo del ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli, ha licenziato infatti tutti i vertici delle forze di sicurezza di Brasilia, accusati di comportamento omissivo nell’assalto ai palazzi di domenica scorsa. Tra i “congedati” vi sono il comandante della Truppa d’assalto, il maggiore Gustavo Cunha; il capo del dipartimento delle operazioni, colonnello Eduardo Naime; il segretario esecutivo e commissario della polizia federale, Fernando Souza Oliveira, e Marília Ferreira de Alencar, sottosegretaria all’Intelligence. L’atto amministrativo firmato da Cappelli – nominato dal presidente Lula commissario per l’intervento federale nel Distretto di Brasilia – formalizza anche il licenziamento del colonnello Fábio Augusto Vieira, ex comandante generale della polizia militare, che si trova in carcere.

Bolsonaro lascia l’ospedale

Nel frattempo Bolsonaro avrebbe lasciato l’ospedale AdventHealth Celebration, in Florida, dove si trovava ricoverato a causa di «forti dolori addominali», conseguenze dell’accoltellamento che subì nel 2018. Oggi, 11 gennaio, è stato visto uscire da un’automobile e entrare in fretta in una casa alla periferia di Orlando. L’ex presidente brasiliano si trova nella città statunitense sin dallo scorso 30 dicembre, due giorni prima della cerimonia di insediamento alla presidenza di Lula. Bolsonaro non ha mai accettato la sconfitta alle urne, e ha rifiutato di consegnare la fascia presidenziale. In molti lo additano come il responsabile dell’assalto violento messo in atto dai suoi sostenitori alle sedi del potere, tre giorni fa.

Leggi anche: