Sgarbi sul quadro di Rubens sequestrato: «Non vedo reato. Il proprietario andrebbe ringraziato»

Il sottosegretario alla Cultura in visita a Genova ha commentato il caso del “Cristo risorto appare alla madre”, prelevato dai carabinieri per esportazione illecita di opera d’arte e poi tornato a Palazzo Ducale

«Il quadro della mostra “Rubens a Genova” a Palazzo Ducale non è trafugato ma ritrovato». Cosi il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è intervenuto sul caso del quadro «Cristo risorto appare alla madre», prima sequestrato dai carabinieri per esportazione illecita di opera d’arte, poi tornato in esposizione a Palazzo Ducale a Genova, ma con una protezione particolare. «La sua natura, che riguarda anche la Soprintendenza, cambia perché prima non c’era, cioè c’era, ma non c’era. È capitato anche con un altro quadro di Rubens che era nella collezione Corsini a Firenze, non come tale», ha continuato Sgarbi, in visita nella città ligure. «Un sequestro così clamoroso è utilissimo alla comunicazione, come quando ci fu il caso dei falsi Modigliani: ho detto al sindaco di Genova “tieni aperta la mostra perché verrà molta più gente“, perché la gente è attratta dal crimine, però il crimine io qui non lo vedo». E ancora: «Non puoi lamentare la perdita di una cosa che non conoscevi».


Il proprietario indagato «andrebbe piuttosto ringraziato»

Il sottosegretario ha poi spiegato i dettagli della questione: «La cosa è nata attraverso una ricerca che tra l’altro è arrivata al limite di ‘Rubens e bottega’, quindi non di un’autografia piena. Abbiamo un dipinto di scuola fiamminga che esce dall’Italia, si avvalora attraverso l’Istituto rubensiano come opera vicina a Rubens e torna in Italia». E in proposito aggiunge: «Faccio fatica a capire il tipo di reato. Temporanea esportazione abusiva con rientro? Domando». Sull’irregolarità del trasferimento dell’opera Sgarbi non nega: «Certo è che c’è stato un momento in cui il trasferimento dell’opera era irregolare, però era irregolare non perché l’hanno fatta passare sotto un camion, ma perché un funzionario rispettabilissimo a Pisa era convinto che non fosse un’opera di Rubens». Poi la valutazione da critico d’arte: «Anche io non ne sono convinto e non ne sento affatto la mancanza. Io non comprerei mai quest’opera». Dalle indagini coordinate dal pm Eugenia Menichetti e dall’aggiunto Paolo D’Ovidio è emerso che il quadro apparteneva a una famiglia genovese che lo avrebbe venduto a 300mila euro a un mercante. L’acquirente lo avrebbe poi rivenduto a un altro privato per oltre 3 milioni di euro. L’opera è quindi tornata in Italia ed esposta per la prima volta al Ducale di Genova. Secondo il sottosegretario alla Cultura, il proprietario che oggi è indagato insieme ad altre tre persone «andrebbe piuttosto ringraziato per avere scoperto un Rubens che altrimenti non sarebbe mai stato notificato dallo Stato» e anzi «credo che il ministero della Cultura dovrebbe costituirsi parte civile a favore di quel privato», ha aggiunto Sgarbi.


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