Cure domiciliari e «co-housing intergenerazionale»: ecco le novità sull’assistenza agli anziani che il governo si appresta a varare

Nella bozza del ddl anziani atteso stasera in Cdm, anche la previsione di nuovi fondi nazionali. Alcuni arriverebbero anche dal Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale

Il Consiglio dei ministri convocato per questa sera deve aggiornare il ddl di delega al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane. È uno degli obiettivi previsti dal Pnrr, in attuazione della missione 5, componente 2, riforma 2 del piano: va implementata senza intoppi, pena la perdita dei finanziamenti europei. Anche per questo, buona parte della bozza che sta per arrivare sul tavolo di Palazzo Chigi ricalca il testo già approvato al termine dell’esecutivo Draghi, lo scorso 10 ottobre, e mai preso in carico dal nuovo parlamento. Tuttavia, ci sono almeno due novità rilevanti nel provvedimento rivisitato Giorgia Meloni e i suoi. La prima è quella che riguarda il cosiddetto «co-housing intergenerazionale». Uno dei punti della bozza prevede infatti la «promozione, anche attraverso meccanismi di rigenerazione urbana e riuso del patrimonio costruito, attuati sulla base di atti di pianificazione o programmazione regionale o comunale e di adeguata progettazione, di nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale domiciliare».


La condivisione di immobili tra anziani e «giovani svantaggiati»

Il testo parla di «senior co-housing» se a condividere gli spazi sono persone anziane che possono aiutarsi vicendevolmente. Poi, però, introduce il concetto di «co-housing intergenerazionale», una forma di coabitazione tra ragazzi e anziani con l’ambizione di stimolare «la solidarietà e la coesione tra generazioni, attraverso il sostegno alle esperienze di solidarietà, alla promozione culturale intergenerazionale e alla promozione della relazione fra diverse generazioni», si legge nella relazione illustrativa del ddl di delega. Dal testo del provvedimento, poi, si evince che il governo intende indirizzare questa soluzione coabitativa «specie verso i giovani in condizioni svantaggiate», da realizzarsi «secondo criteri di mobilità e accessibilità sostenibili, nell’ambito di case, case-famiglia, gruppi famiglia, gruppi appartamento e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori esterni di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi».


Cure palliative a casa e spostamento dei fondi dal contrasto alla povertà al sostegno degli anziani

L’altra novità sostanziale dell’aggiornamento meloniano al testo elaborato dall’ex ministro Andrea Orlando è quella relativa al «riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice». Poi, come inserimenti inediti, ci sono nuove fonti di reperimento delle risorse. Oltre ai fondi già individuati dal governo Draghi e agli stanziamenti del Pnrr, l’esecutivo vuole integrare le politiche per anziani con le finanze provenienti dal Fondo nazionale per le politiche socialI e dal Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Ci dovrebbe essere, dunque, una riallocazione delle risorse previste per il contrasto all’indigenza, dirottate sul sostegno agli anziani.

La «prestazione universale graduata»

Uno degli elementi più innovativi del testo precedente, che trova conferma anche nella bozza del governo Meloni, è l’erogazione della «prestazione universale graduata». Introdotta «in via sperimentale e progressiva», sarà devoluta «secondo lo specifico bisogno assistenziale ed erogabile, a scelta del soggetto beneficiario, sotto forma di trasferimento monetario e di servizi alla persona». A regime, la prestazione potrebbe assorbire anche il classico accompagnamento. L’esecutivo ha voluto però aggiungere una clausola di salvaguardia per la misura, assente nel testo di Orlando: la prestazione universale graduata dovrà essere «di valore non inferiore alle indennità e alle prestazioni» del trattamento ricevuto precedentemente dalla persona non autosufficiente. Resta invariata, invece, la scelta di rendere flessibile la «prestazione universale» per la non autosufficienza, che potrà essere richiesta sotto forma di soldi, di servizi di cura o entrambe le modalità.

Confermata la costituzione del Cipa

La bozza del ddl di delega conferma la costituzione del Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana. Nel testo, si legge che «il Cipa, presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri o, su sua delega, dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali, è composto dai ministri del Lavoro e delle politiche sociali, della Salute, per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, per le Disabilità, per gli Affari regionali e le autonomie, dell’Economia e delle finanze o loro delegati. A esso partecipano, altresì, gli altri ministri o loro delegati aventi competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti e delle tematiche poste all’ordine del giorno. Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono determinate le modalità di funzionamento e l’organizzazione delle attività del Cipa».

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