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De Mattia (ex Bankitalia) corregge i ricordi di John Elkann sulla Fiat nel 2003: «Famiglia non fu sola, e l’azienda salvata dalle banche con prestito di 3 miliardi»

28 Gennaio 2023 - 20:26 Franco Bechis
L'economista spiega a Open come sia «un mistero sostenere oggi che nel 2003 le banche lasciarono sola la Fiat». Gli aiuti invece ci furono e furono decisivi per salvare l'azienda

Quando John Elkann per ricordare i 20 anni dalla scomparsa del nonno Gianni Agnelli nell’intervista congiunta a Repubblica (con Ezio Mauro) e a La Stampa (con Massimo Giannini) ha voluto identificare i due momenti chiave della storia Fiat, li ha individuati con il 1945 e con il 2003. «Nel ’45, con la scomparsa del senatore Agnelli subito dopo la guerra», ha ricordato John Elkann, «tutto ciò in cui mio nonno aveva creduto è crollato. Lui, suo fratello, le sorelle e i cugini si trovarono davanti ad una scelta radicale, impegnarsi nell’azienda o tirarsi fuori. Ci voleva coraggio, in quei momenti, ma scelsero l’impegno e continuarono, pilotando l’azienda in un forte cambiamento, mentre risorgeva il Paese e nasceva l’Europa. Nel 2003, un anno di pesanti difficoltà, ci fu nuovamente un dilemma simile e la famiglia sotto la guida di mio zio Umberto (che il nonno ha sempre considerato il suo successore naturale) decise un’altra volta di impegnarsi. Mio nonno direbbe che queste sono le scelte che contano, perché sono decisive in momenti cruciali».

Sul 2003 però l’erede di casa Agnelli ha voluto nella stessa intervista usare toni più accesi: «Ci siamo sentiti attaccati», ha sostenuto, «molto duramente, dall’interno e dall’esterno. E il sistema bancario e finanziario italiano, che da sempre aveva beneficiato della Fiat, in quel momento non ci ha sostenuto. Una vera e propria violenza, aumentata con la scomparsa di mio zio Umberto nel 2004. Ma quello è stato anche il momento in cui la mia famiglia si è unita per fare fronte comune, rafforzando il nostro legame con la Fiat ed esercitando le responsabilità che ne derivavano».

Proprio questo passaggio ha fatto clamore negli ambienti finanziari e sorpreso soprattutto le principali banche italiane. Perché in realtà Fiat non fu affatto abbandonata lasciando al suo destino la famiglia Agnelli. Ma fu salvata da un prestito convertendo di 3 miliardi di euro lanciato dalle più grandi banche italiane con l’appoggio del governo e l’autorizzazione della Banca di Italia di cui allora era governatore Antonio Fazio.

«È davvero un mistero», dice ad Open Angelo De Mattia, oggi economista, ma all’epoca funzionario generale della Banca di Italia che partecipò alle riunioni sul convertendo Fiat, «come oggi possa sostenersi che nel 2003 le banche lasciarono sola La Fiat, che in sostanza si trattò di una violenza in un momento in cui questa grande impresa sembrava crollasse e che essa si salvò solo per l’unità della famiglia». De Mattia non ha dubbi: «Il ruolo delle banche che, invece, fu decisivo per il salvataggio della Fiat, e si può dimenticare solo per archiviare una pagina non gloriosa della storia Fiat, che arrivò davvero sull’orlo del precipizio, mentre si diffondevano voci secondo le quali non si riusciva neppure a pagare le ditte delle pulizia».

Invece «A cavallo fra il 2002 e il 2003 agiva il prestito convertendo di 3 miliardi concesso alla Fiat proprio per una ripresa dalla situazione critica in cui si trovava. Le principali banche, a cominciare da Intesa, Unicredit, Capitalia, erogarono congiuntamente quel finanziamento straordinario pienamente convinte dell’iniziativa per la quale comunque vi era stato l’impulso del Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, preoccupato di quel che sarebbe accaduto non solo alla Fiat, ma all’indotto, all’economia e ai rapporti internazionali se essa fosse finita in dissesto».

De Mattia fu testimone diretto di quelle settimane concitate: «Ebbi modo di assistere», ricorda, «alle diverse riunioni, tenute a Palazzo Koch, dei banchieri con il Governatore, nelle quali erano evidenti le preoccupazioni per la gravità della situazione, ma anche la determinazione a fronteggiarla. Fu Fazio a insistere molto su quel prestito. E l’operazione delle banche ebbe effetti positivi. Furono la condizione e la premessa perché poi si potesse svolgere l’importante opera di Sergio Marchionne. Senza quel ponte per la sopravvivenza di Fiat non sarebbero bastate le pur non comuni capacità manageriali di Marchionne».

De Mattia ricorda che sia le banche che la Banca di Italia furono al centro di polemiche politiche e giornalistiche per quel salvataggio. Lo stesso Fazio fu attaccato per avere citato l’operazione nelle sue considerazioni finali «per essersi occupato, secondo i critici, di una vicenda alla quale avrebbe dovuto rimanere estraneo». Le polemiche però si quietarono e passato un po’ di tempo venne riconosciuto apertamente che la Fiat fu salvata dalle banche italiane. «Forse Elkann che era molto giovane è incappato in un vuoto di memoria, che può capitare», conclude De Mattia, «ma avrà sicuramente occasione per rivedere questo specifico punto dell’intervista».

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