Unione Ciechi, parla il presidente sospeso (ex candidato della Lega): «Nei mie confronti decisione spropositata, avvierò causa civile»

Dopo la delegittimazione dell’organo di garanzia che lo aveva sospeso, Mario Barbuto chiarisce a Open la vicenda che ha scosso le fondamenta della Onlus ultracentenaria

È un momento delicato per una delle più longeve Onlus del Paese: dalla candidatura del presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Mario Barbuto con la Lega di Matteo Salvini, alla successiva sospensione dello stesso, l’ultima scossa di terremoto nell’organizzazione interna dell’UICI è stata la delegittimazione del collegio dei probiviri (lo stesso organo di garanzia che aveva deciso per la sospensione del presidente), con la sospensione retroattiva di tutti gli atti firmati fino a oggi. Open ha già raccontato i dettagli della vicenda, partendo dalla decisione di Barbuto di correre alle elezioni politiche con Salvini e raccontando gli strascichi di una scelta che ha provocato non poche conseguenze all’interno dell’associazione. Oggi è lo stesso presidente, sospeso nella sua carica di socio per 180 giorni, a intervenire con alcuni chiarimenti. Il primo è sugli introiti annui a cui Barbuto, dopo la decisione dell’organo garante, sarebbe costretto a rinunciare. L’ultima cifra riportata dall’amministrazione trasparente presente sul sito Uici corrisponde a poco più di 240mila euro. «Una quota», spiega il presidente, «che non arriva tutta dalla mia carica, l’Unione mette a disposizione del suo presidente una indennità annua di 30mila euro, alla quale tra l’altro per quattro anni ho rinunciato. Ultimamente non posso più farlo perché viaggio spesso. Ma tutto il resto della cifra riguarda introiti personali ricavati da altre attività, da qualche immobile, dalla mia pensione. A chi insinua che io prenda delle prebende ulteriori dalla mia attività con l’Unione Ciechi rispondo che è assolutamente falso. Chi parla di chissà quali altri vantaggi dalla mia carica lo dimostri con prove e documenti».


«Nessuna vendetta»

Barbuto prosegue facendo riferimento alla diretta radio che è costata la sospensione da parte dell’organo di garanzia Uici. Nel periodo post elezioni, durante la trasmissione dell’emittente web dell’associazione, il presidente ha risposto a tutti quelli che avevano fino a quel momento criticato la sua candidatura con la Lega, chiedendone più volte le dimissioni. Oltre al discorso di difesa, anche la messa in onda di alcuni audio whatsapp di chat private: «È stato detto che rendendo pubblici quei video io mi sono vendicato. Non si tratta di vendetta. Nei messaggi si parla di “guerra totale” da farmi, di “assoldare un killer professionista”, ed è chiaro che questa è una battuta anche stupida, ma non lo diventa quando poi si aggiunge “così possiamo fargli paura”. Ho consultato dei legali: che gli audio possano definirsi privati è ancora tutto da dimostrare. In secondo luogo, quando c’è una minaccia di questo tipo, la privatezza va in secondo piano. Non ho scelto di querelare per non alimentare ulteriori attriti e tentare di ripristinare un clima pacificatore».


«La decisione di delegittimare il collegio non è stata mia»

Andando avanti nel racconto, Barbuto arriva all’ultima scossa di terremoto che ha fatto tremare la Onlus, e cioè la sospensione retroattiva di tutti gli atti firmati dall’organo di garanzia e la dichiarazione di illegittimità del collegio stesso. Alla base della decisione «l’incompatibilità e quindi ineleggibilità di uno dei membri». Si tratterebbe del presidente del collegio dei probiviri, Fortunato Pirrotta che, secondo la delibera, avrebbe continuato fino ad oggi «a svolgere due cariche sociali tra loro incompatibili». Il riferimento è alla carica di presidente del collegio e a quella di presidente onorario della sezione di Reggio Calabria. Motivo che «ha reso e rende l’attività, l’opera, le sedute e gli atti del collegio invalidi fin dal momento dell’insediamento». Barbuto tiene a chiarire che la decisione di delegittimare lo stesso organo che lo aveva sospeso poco tempo prima non arriva da lui. «È una decisione della Direzione, non mia», spiega. «In quanto presidente sospeso non avrei potuto farlo. La Direzione, composta da otto membri, tra cui la vicepresidente, ha proceduto per votazione. Due non erano presenti, cinque si sono espressi in modo favorevole alla decisione, che sottolineo è cautelativa». L’ex candidato leghista parla di una tutela nei confronti di «tutte le persone che hanno subito gli atti del collegio ritenuto illegittimo, e che avrebbero potuto chiedere spiegazioni e risarcimenti all’Unione». Con la decisione sul collegio dei probiviri, la Direzione, secondo il presidente, avrebbe così tutelato l’Unione da eventuali problemi. «Ora sarà il Consiglio nazionale a scegliere se confermare la decisione oppure no». Consiglio che al momento aspetta ancora di essere convocato, «ma la data già ipotizzata è intorno alla fine di febbraio».

«Nei mie confronti decisione spropositata»

Riguardo alla sua sospensione il presidente dichiara l’intenzione di avviare una causa civile: «Io non mi accontento di un cavillo burocratico, sto avviando una causa civile perché voglio contro giustizia della mia onorabilità personale. Ci sono molti vizi nel procedimento con cui sono stato sospeso. Io non sono stato neanche audito dal collegio prima della decisione. E questo senza contare la grossa sproporzione tra quello che mi viene addebitato e la sanzione. Dopo aver fatto ascoltare quegli audio ho detto: “Le persone che non si dissociano da questi atteggiamenti sono persone schifose”. E ripeto “Le persone che non si dissociano”. Questa è stata la dichiarazione per cui è arrivata una decisione, per quanto mi riguarda, del tutto spropositata».

«Per la candidatura con la Lega chiedo ancora scusa»

Sulla candidatura con Matteo Salvini, infine, Barbuto non rinnega nulla ma chiede scusa: «L’ho già fatto e lo faccio ancora: mi dispiaccio e chiedo scusa a tutti quei membri che si siano potuti sentire feriti dalla mia scelta. Non c’è stata mai una volontaria identificazione dell’Unione con il partito, e se qualcosa di simile è accaduto non è stato autorizzato da me. L’origine di tutte le schermaglie non è stata certo la mia candidatura, ci sono trame che arrivano da periodi precedenti e che hanno trovato nuova benzina nella mia scelta di scendere in politica. L’altro dispiacere è sicuramente anche quello di non essere riusciti ad avere un esito positivo della candidatura». In quanto all’Unione Ciechi la missione sembra non essere cambiata: «Abbiamo distribuito 20mila dispositivi Alexa a tutti i soci affinché possano ascoltare tutti i giornali italiani e nel giro del prossimo mese tutti i libri parlati che vengono registrati. Stiamo parlando di cose serie».

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