Dalla marcia mondiale alle notti tra i clochard: così Giuliana Salce aiuta gli invisibili di Roma

L’ex campionessa di marcia italiana racconta il suo impegno con l’associazione Ecoitalisolidale. La storia del pizzo chiesto ai senzatetto per i posti migliori

Giuliana Salce è un’ex campionessa di marcia italiana, e nella sua carriera di sportiva ha inanellato medaglie e record mondiali. Ma il suo valore, così come il suo impegno, vanno ben oltre la pista: attualmente volontaria e presidente regionale dell’associazione Ecoitaliasolidale, Giuliana si prodiga quotidianamente nell’aiuto ai più deboli, dai profughi ai senzatetto. In situazioni di difficoltà e fragilità, specialmente in inverno. Così Giuliana e Piergiorgi Benvenuti, presidente di Ecoitaliasolidale, hanno deciso di passare molte di queste serate con loro, e persino qualche notte. La loro storia è raccontata da Il Messaggero. Da Piazzale Magellano ad Ostia, a Testaccio fino agli ingressi delle Poste di Piramide, hanno conosciuto le storie di molti «invisibili», e adesso fanno loro da megafono.


Le storie

«Davanti le Poste di Piramide erano in 5 assiepati vicino le scale e una decina dietro – esordisce Giuliana – eravamo vestiti come loro per avvicinali e parlarci. Abbiamo stretto amicizia con un uomo e una donna, entrambi di origine rumene: Dumitru e Alina. Lui, sulla cinquantina, parlava addirittura tre lingue: ci disse che faceva dei lavoretti saltuari e dormiva fuori per riuscire a mandare i soldi alla sua famiglia. Si sono dimostrati subito molto amichevoli, tanto da darci dei cartoni per dormire. Noi abbiamo diviso con loro dei panini e del vino in cartone per scaldarci, perché abbiamo capito che soprattutto in queste giornate fredde se non bevi non vivi». Una lotta alla sopravvivenza e contro tutti: «Dopo qualche minuto – prosegue Giuliana – sono passati due rom sulla quarantina. Due facce poco raccomandabili che ci hanno chiesto come stavamo e hanno detto che sarebbero passati dopo, per chiedere “il pizzo” ai clochard per il posto più riparato. Speculare sui più deboli è vincere facile. La mattina presto siamo andati via lasciandogli il sacco a pelo, un giaccone, un ombrello e qualche medicinale».


Non sono gli unici senzatetto che hanno avuto modo di conoscere. «Per le strade viveva anche una professoressa di Milano, finita per strada a Roma per varie vicissitudini famigliari. Parlava con un italiano molto forbito, tanto da non sembrare una di loro. Ci disse che viveva dentro una roulotte dalle parti dell’ex mattatoio a Testaccio». E ancora: «C’era un ragazzo al “curvone” ad Ostia. Tra le lacrime mi disse che a soli 22 anni il suo amico si era impiccato, a pochi giorni dal suo compleanno. Era completamente disperato, pur non avendo nulla ci tenne a regalarmi un libro». La testimonianza si conclude con un messaggio finale: «Questi sono i clochard. Ricordiamocene quando li vediamo, non li allontaniamo».

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