Dalla Sardegna la possibile svolta per la scienza: «L’Einstein Telescope spalancherà le porte dell’universo»

L’Italia in competizione con Germania, Belgio e Olanda per la costruzione del più potente rivelatore di onde gravitazionali. Nel team di scienziati anche Giorgio Parisi

Nelle profondità di quelle che un tempo sono state preziose miniere di argento in Sardegna, ora potrebbe nascere l’Einstein Telescope (Et), il potente rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione. Sotto a un tetto di roccia alto 300 metri, nel comune di Lula, in provincia di Nuoro, presto potrebbe anche istituirsi un piccolo nuovo Cern con a capo un team dei migliori esperti tra cui il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, l’astrofisica Marica Branchesi, Fernando Ferroni del Gran Sasso Science Institute (Gssi), l’ambasciatore Ettore Sequi e Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. A firmare il decreto che istituisce il Comitato tecnico scientifico per la candidatura dell’Italia a ospitare il telescopio d’avanguardia è stata la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.


Sos Enattos

Dalle profondità della terra a Sos Enattos, l’Et avrà il compito di captare l’eco cosmica delle catastrofi più violente, le fusioni tra gli oggetti più densi che esistano, i buchi neri e stelle di neutroni: tutto quello che negli Stati Uniti fanno gli interferometri Ligo e che a Cascina, in provincia di Pisa, fa Virgo. Strumenti che lo scorso 2016 hanno provato l’esistenza delle onde gravitazionali, scoperta che è valsa il Nobel per la Fisica. Ma quello che potrebbe arrivare in Sardegna è un telescopio mille volte più sensibile di quelli finora utilizzati dalla scienza: «Ci spalancherà tutto l’universo», spiega l’astrofisica Branchesi. «Potremo ascoltare a frequenze molto più basse la fusione di buchi neri nel cosmo primordiale, addirittura in epoche dove i buchi neri erano quelli formati dalle fluttuazioni della densità dell’Universo stesso e non dalle stelle». E ancora: «Potremo anticipare gli eventi anche di ore e ascoltare la danza di due stelle di neutroni che ruotano una attorno all’altra anche per un giorno. E così indicare a tutti i telescopi dove voltarsi per catturarne la luce».


Il progetto

Il piano di costruzione prevede la realizzazione di tre tunnel, lunghi ognuno dieci chilometri, lungo i quali correrà un laser che rimbalza su specchi raffreddati a temperature vicine allo zero assoluto: a questo livello di sensibilità anche la vibrazione degli atomi dovuta al calore è un disturbo. Quando
un’onda gravitazionale lo attraverserà, il rilevatore dovrà sentirne la deformazione. Ed è in questa fase che entrerà in gioco proprio il silenzio totale della Barbagia sarda. Un ulteriore progetto, nato al Gssi
de L’Aquila prevede di installare un rilevatore di onde gravitazionali sulla Luna, dove il silenzio è impareggiabile. Sos Enattos è simile per isolamento e per il suolo immobile, oltre ad essere molto più alla portata rispetto al territorio lunare: «Si trova nella regione meno sismica di tutta Europa», osserva ancora Branchesi, «attorno non c’è nulla e sotto terra si risolvono i problemi di sensibilità alle frequenze che ci interessano».

La sfida da vincere contro Germania, Belgio e Olanda

L’isolamento di Sos Enattos sembrerebbe essere il punto di forza ma per alcuni aspetti anche una debolezza. Per realizzare il telescopio d’avanguardia bisognerà portare infrastrutture e connessioni, a cominciare da strade e banda larga per internet. Problemi che il sito concorrente, quello di Meuse-Rhine, proposto da Germania, Belgio e Olanda, non ha. Di contro però c’è il fatto che nel Nord Europa non c’è lo stesso silenzio della Barbagia. La decisione definitiva verrà presa entro il 2024, per poi avviare i lavori di costruzione nell’anno successivo.

6 miliardi di investimenti e 35mila posti di lavoro. «Nascerà nuova economia»

Per il sito della Sardegna che sorge in una delle regioni più depresse d’Europa a livello ecomico, l’arrivo di Et sarebbe provvidenziale. Solo il costo dell’Einstein Telescope ammonta a due miliardi di euro. Per un totale di investimenti stimati pari a 6 miliardi, con oltre 35 mila nuovi posti di lavoro. «A livello economico si avrà un ritorno incredibile perché l’Einstein sarà il centro della nuova esplorazione dell’universo», prevede Branchesi. «Ci sarà lavoro per le aziende che si occuperanno degli scavi, delle infrastrutture e delle tecnologie da realizzare, gli scienziati si trasferiranno con le famiglie. Nascerà una nuova economia».

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