Allarme siccità, sulle Alpi c’è il 53% di neve in meno. Cosa succede e cosa può accadere in estate

Le temperature miti e le piogge scarse hanno ridotto il livello del Po del 61%

Ad appena sei mesi dalla fine dell’estate più secca degli ultimi 500 anni, l’allarme siccità torna ad assordare il nostro Paese, e il Nord Italia in particolare. È solo febbraio ma laghi e fiumi sono «in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, mentre in montagna è scarsa la neve accumulata» avverte Legambiente che parla di «un’emergenza siccità mai finita». La causa sono le scarse precipitazioni, a cui si sono aggiunte le temperature miti di questo inverno che non hanno permesso che sulle montagne si depositasse tanta neve quanta ne servirebbe per affrontare agevolmente la stagione estiva. Sull’arco alpino la neve, infatti, è il 53% in meno rispetto alla media trentennale. Osservato speciale è sempre il Po: nel suo bacino idrico, l’acqua è calata del 61%. Queste condizioni hanno già destato la preoccupazione degli agricoltori, che in questo periodo dell’anno preparano i campi per la semina.


I rimedi

Ciò non vuol dire che non esistano soluzioni in grado fare fronte alla gravità del problema. Ci sono delle azioni che Legambiente considera prioritarie. Ad esempio la ricarica controllata della falda, che si può ottenere rallentando la discesa dell’acqua verso il mare in modo che abbia più tempo per essere assorbita. L’associazione suggerisce anche il recupero dell’acqua piovana, sia in ambienti domestici e agricoli, sia nelle città, troppo spesso quasi completamente impermeabili alla pioggia. C’è poi la riduzione delle perdite della rete, il riutilizzo delle acque reflue depurate, e la conversione del settore agricolo verso colture meno esigenti dal punto di vista idrico. Riduzioni devono essere effettuate anche nel settore edilizio.


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