Fiumi a secco e laghi in ritirata: l’inverno senza pioggia nel Centro-Nord fa scattare l’allarme smog in città e per le coltivazioni in campagna

Rive ridotte a spiagge di sabbia, fiumi disseccati, rii prosciugati: Coldiretti e Legambiente lanciano l’allerta per le conseguenze della siccità

Peggio dell’anno scorso. La mancanza di piogge preoccupa anche quest’anno e fa scattare l’allarme smog nelle città della Pianura Padana, dove si tenta di intervenire con i limiti imposti al traffico, e nelle campagne, dove la preparazione dei terreni per le semine è a rischio. L’acqua potabile inizia a mancare, con l’invio delle prime autobotti in alcuni Comuni del Piemonte. A lanciare l’allarme è Coldiretti che sottolinea come alla vigilia delle semine 2023 il fiume Po è a secco come fosse Ferragosto e il Ponte della Becca (Pavia) è -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte praticamente a spiagge di sabbia. Segni di sofferenza evidenti per le nostre acque che sembrano destinati a durare per giorni. L’immagine plastica dei cambiamenti climatici si ha anche a Venezia, che oggi ha toccato il picco di bassa marea, con il livello dell’acqua a -65 centimetri. Un fenomeno considerato normale per il periodo perché gran parte delle basse maree si concentra nei primi due mesi dell’anno, ma a mettere in allerta è che non si registrava da almeno una decina di anni un periodo di bassa così prolungato nel tempo. Il problema dovrebbe rientrare in pochi giorni, ma sono tangibili le difficoltà per i residenti costretti a muoversi con barche e idroambulanti su un fondale sempre più basso.


La situazione (drammatica) dei laghi

Le condizioni del fiume più lungo d’Italia sono rappresentative anche delle difficoltà degli altri corsi e riserve d’acqua del nord. Basta pensare che i grandi laghi arrivano a percentuali di riempimento che vanno dal 39% nel Garda e nel Maggiore ad appena il 21% in quello di Como. Il livello quest’ultimo è attorno a 6 centimetri sotto lo zero idrometrico. Un allarme siccità che gli agricoltori guardano con forte preoccupazione. «Se le cose non dovessero cambiare nei prossimi mesi, la situazione rischia di essere peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrata una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti», avverte Coldiretti.


Riso, cereali, formaggi: un terzo del made in Italy a rischio

Dal grano duro al riso, dai cereali ai grandi formaggi, un terzo di questo made in Italy viene prodotto nel centro-nord del nostro Paese. Le province di Pavia e Vercelli hanno il primato nazionale per la produzione di riso. Ma quest’anno, in Italia saranno coltivati – stando alle previsioni di Coldiretti – quasi 8mila ettari di riso in meno. Si parla quindi di un totale di appena 211mila ettari per le coltivazioni dello stesso: un dato ai minimi storici da 30 anni. Da qui l’appello del presidente dell’associazione, Ettore Prandini, che ribadisce la necessità di realizzare un «piano invasi così da aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%». Intanto, per far fronte all’emergenza Coldiretti, Pavia ha avviato un tavolo tecnico con i vertici di Anbi Lombardia e del Consorzio Est Ticino Villoresi. Al coro d’allarme sui danni del cambiamento climatico si unisce anche Legambiente: «Senza precipitazioni la crisi idrica nel 2023 sarà durissima. Quest’anno nuovo è cominciato con i grandi laghi prealpini semivuoti, una pessima premessa per l’annata agraria che verrà».

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