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L’emergenza siccità e il rischio stop dell’energia elettrica: «Dovremo razionare l’acqua»

23 Febbraio 2023 - 07:32 Redazione
emergenza siccità centrali stop razionare acqua
emergenza siccità centrali stop razionare acqua
Danni importanti in Lombardia e nel Lazio. Il ministro Musumeci lancia l'allarme

L’allarme siccità può portare allo stop nella distribuzione dell’energia elettrica. E al razionamento dell’acqua. L’inverno senza pioggia nel centro nord ha fatto scattare l’allarme smog in città e per le coltivazioni in campagna. Mentre sulle Alpi c’è il 53% di neve in meno. In provincia di Biella l’amministrazione comunale ha già chiesto ai cittadini di evitare di lavare le auto. Ma suona il campanello soprattutto per il Lazio. Dove, fa sapere Il Messaggero, il quadro è in peggioramento sia per i fiumi che per i laghi. E a causa delle gelate i danni nei campi già ammontano a 250 milioni di euro. Mentre a Torino il Po ha una portata inferiore del 70% rispetto alla media storica. La percentuale di riempimento del Lago di Garda è al 35%. Quella del Lago Maggiore è al 38%.

La situazione in Lombardia

Massimo Sertori, assessore regionale alla montagna in Lombardia, spiega che «la situazione di scarsità idrica ad oggi, purtroppo, è in linea a quella del 2022. In più c’è la differenza che anche il bacino idrografico afferente al Lago di Garda è ai minimi storici. Mentre nella scorsa primavera era l’unico con una disponibilità prossima alla norma. Il confronto 2022-2023 mostra che i laghi lombardi regolati sono più vuoti (-30 per cento), a fronte di un quantitativo di neve leggermente superiore (+31 cento). Complessivamente, pertanto, le riserve idriche mostrano un deficit del 55 per cento rispetto allo storico, a fronte del 52% dello scorso anno». Già a dicembre la Regione Lombardia ha chiesto ai gestori idroelettrici e agli enti regolatori dei grandi laghi (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) di trattenere acqua il più possibile.

L’idroelettrico in Trentino

In Trentino invece l’assessore all’Ambiente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina dice: «La quota attuale del lago artificiale di Santa Giustina è inferiore del 30% rispetto ad un livello ottimale estivo. Le difficoltà oggettive sono destinate ad aggravarsi se non ci saranno abbastanza precipitazioni nei prossimi mesi. Le nostre grandi riserve idriche, che garantiscono i fabbisogni per l’agricoltura e la produzione idroelettrica, sono in difficoltà». In sintesi: rischia di fermarsi la produzione idroelettrica. Intanto nella regione francese delle Lande un migliaio di agricoltori hanno manifestato ieri a titolo preventivo per difendere le loro quote sul prelievo di acqua e la costruzione di bacini di stoccaggio. «Non c’è agricoltura senza acqua», ha ribadito il ministro dell’Agricoltura, Marc Fesneau, confermando in conferenza stampa che 60 nuovi progetti di opere idrauliche a vocazione agricola verranno «messi in servizio entro giugno».

Nello Musumeci e il rischio razionamento

Il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci oggi in consiglio dei ministri chiederà a Giorgia Meloni una task force per l’emergenza siccità. E in un’intervista a La Stampa dice che c’è il rischio razionamento: «Nell’immediato è l’unica soluzione. Si potrebbe vigilare l’uso dell’acqua potabile per usi non domestici nelle zone critiche. L’eventuale razionamento è comunque una scelta dei sindaci e dei presidenti di regione. Naturalmente è un rimedio estremo, di cui si potrà fare a meno se piove a breve». Nel medio-lungo periodo invece «nelle regioni si può per esempio cominciare a pubblicare un bando per la realizzazione di “laghetti aziendali” per accumulare l’acqua piovana. In Italia utilizziamo solo l’11% di quella che cade ogni anno. Poi serve la manutenzione nelle dighe e nelle reti idriche urbane. Che in molti casi sono un colabrodo. Inoltre, perché non usare acqua depurata per irrigare i campi? In Israele hanno raggiunto risultati davvero straordinari e faremmo bene ad emularli. Senza queste e altre iniziative continueremo a inseguire il miracolo della pioggia che non arriva. Se si dovesse varare un piano di interventi non si potrebbero ottenere risultati prima di un paio d’anni».

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