La dinastia dei Messina Denaro, da don Ciccio alle quattro sorelle del boss tra latitanze ed ergastoli

In principio fu don Ciccio, morto da latitante

Con l’arresto di Rosalia Messina Denaro, la storica famiglia mafiosa di Castelvetrano perde un altro pezzo di una dinastia nata dal padre del boss ora in carcere a L’Aquila al 41bis. Una dinastia iniziata con don Ciccio, morto in latitanza dopo essere stato per tutta la vita il capo indiscusso del mandamento trapanese. Fu una chiamata anonima a far ritrovare il suo corpo per strada già pronto per la sepoltura il 30 novembre 1998. La famiglia è stata colpita da diversi ergastoli, centinaia di anni di carcere, costantemente sotto indagine e quindi costretti a non trascurare mai alcun dettaglio in ogni decisione, senza mai abiurare la “fede” mafiosa. Don Ciccio aveva due maschi e quattro femmine, tra cui la più grande Rosalia, su cui la procura di Palermo sospetta fossero ricadute le responsabilità della gestione della cassa di famiglia e dei pizzini che hanno permesso al fratello Matteo di restare latitante per 30 anni. Matteo Messina Denaro era il figlio designato da don Ciccio come suo erede, fino all’arresto dello scorso 16 gennaio. Suo fratello Salvatore, il primogenito, era stato scarcerato nel 2006 dopo aver scontato una condanna per mafia. Ma in carcere è tornato nel 2010 con le stese accuse. Destino simile anche per le altre sorelle e buona parte del resto della famiglia. È in cella Patrizia, condannata in via definitiva a 16 anni per associazione mafiosa. In carcere anche suo marito, Vincenzo Panicola. Il marito dell’altra sorella Giovanna, Rosario Allegra, è morto in carcere. Ed è al 41bis il marito di Bice, Gaspare Como.


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