Omicidio chef Costa, la trappola dell’ex socio per giustiziarlo: il debito di 20mila euro, la pistola senza porto d’armi

Sono ancora diversi i punti da chiarire dietro l’omicidio del ristoratore. A cominciare dalla provenienza dell’arma e il possibile coinvolgimento di altre persone. Si indaga sulle attività e i debiti

Si sono visti poco prima dell’orario di apertura dell’Osteria degli artisti Fabio Giaccio ed Emanuele Costanza, erano le 19 di venerdì 10 marzo e secondo un testimone citato da Repubblica i due si erano messi a discutere nell’auto di chef Manuel Costa. I toni tra i due però non sembravano accesi, per quanto la discussione era animata. Pochi minuti dopo, Giaccio ha estratto la pistola e lo ha freddato con due colpi di pistola, uno alla testa e uno al torace. Una trappola sospettano gli inquirenti, come riporta Il Messaggero, messa in piedi dal 43enne di Caserta, ex socio di Costanza, che gli aveva dato appuntamento per riscuotere un presunto debito di 10 o 20 mila euro. Ma a quel faccia a faccia, Giaccio si è presentato armato e intenzionato, sospettano gli investigatori, a farla pagare all’ex socio per quei debiti mai saldati. Giaccio si è poi costituito, presentandosi alla polizia con i vestiti ancora sporchi di sangue. Ed è stato lì che ha ricostruito, almeno in parte, cosa lo aveva spinto a sparare al ristoratore.


Le attività

Negli ultimi 5 anni, Costanza aveva avviato tre attività in via Sommeiller nel quartiere Esquilino di Roma: un barber shop, rapidamente fallito, l’Osteria degli artisti e il Metropolis, due ristoranti. Li aveva promossi sui social anche grazie a sua cugina Floriana Secondi, già vincitrice de Il Grande Fratello. Ma le difficoltà economiche non si sono mai del tutto allontanate, anche dopo la ripresa post Covid. Lo scorso giugno Giaccio, che era il fornitore delle mozzarelle per le attività di Costanza, propone al ristoratore di entrare in società. Ma il locale non è mai decollato davvero. La rottura arriva a dicembre, quando chef Manuel Costa chiede a Giaccio di andarsene, dopo mesi di litigi e dopo che il pizzaiolo non aveva mai pagato i 3mila euro di affitto. A sua volta il 43enne casertano pretendeva di riottenere il denaro investito per il Metropolis, circa 20mila euro. Ma la trattativa durata mesi non avrebbe portato a nessuna soluzione.


I punti da chiarire

Nonostante i dettagli finora rivelati da Giaccio, indagato per omicidio volontario, e raccolti dai testimoni, restano ancora alcuni nodi da sciogliere per gli inquirenti. A cominciare dall’arma usata per l’omicidio, di cui altri nel giro dei locali erano a conoscenza: «Tutti sapevano che aveva la pistola – ha detto un amico della vittima citato da Repubblica – Era lui stesso che la faceva vedere per fare il fenomeno». Giaccio però non aveva porto d’armi, per questo gli inquirenti puntano a capire chi abbia venduto l’arma al killer. E poi c’è l’auto con cui Giaccio è andato all’appuntamento-trappola. Un mezzo intestato a un amico in comune con la vittima. Elemento che fa sospettare il coinvolgimento di altre persone dietro il delitto.

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