Il sindaco di Bologna dà lo Ius soli onorario ai nati in città (e ne parla nelle scuole). L’attacco di Lega e FdI

Il vicepremier Salvini definisce il primo cittadino «imbarazzante», il deputato Sasso chiede l’intervento del ministro Valditara

Bolognesi dal primo giorno: è questo il nome dell’iniziativa lanciata dal Comune del capoluogo emiliano, nel mese di giugno 2022. Il Consiglio di Palazzo D’Accursio ha approvato una modifica allo statuto comunale per riconoscere la cittadinanza onoraria per tutti i minori stranieri residenti in città, nati in Italia da genitori stranieri con regolare permesso di soggiorno, oppure nati all’estero ma che abbiano alle spalle un ciclo scolastico o di formazione professionale iniziato e concluso in Italia. Insomma, uno ius soli in salsa bolognese, che ha previsto anche una campagna di comunicazione. Tra i protagonisti di un ciclo di incontri, il primo cittadino Matteo Lepore. Nelle scuole e nei luoghi di cultura della città, il sindaco è impegnato nel raccontare il senso dell’iniziativa, ovvero promuovere il diritto di cittadinanza per chi nasce o cresce a Bologna, contrastando anche fenomeni di marginalità. L’ultimo confronto con gli studenti c’è stato ieri, 13 marzo, quando Lepore ha parlato a una platea di ragazzi delle classi seconde e terze secondarie di primo grado. La notizia ha circolato, fino a sfociare nello scontro parlamentare in Aula, a Montecitorio. Durante la seduta di oggi, ha preso la parole il deputato leghista Rossano Sasso. Ha chiesto al ministro Giuseppe Valditara – del suo stesso partito – di riferire in Aula su quanto accaduto.


Sasso ha accusato il Pd di fare il lavaggio del cervello ai ragazzi: «Il sindaco di Bologna ha attuato un nuovo insegnamento nelle nostre scuole. Davvero grave e inaccettabile che il sindaco Pd abbia tenuto una lezione, senza alcuna autorizzazione e si prevedono altre lezioni, in merito allo ius soli a ragazzini di 11 anni, predisponendo un vero e proprio lavaggio del cervello. Un sindaco non può dire che la legge bolognese è più giusta di quella italiana e che chiunque arriva in Italia è italiano, esiste lo ius sanguinis e non lo ius soli. Se il Pd ha intenzione di istituire l’ora di propaganda piddina nelle scuole, presenti una proposta di legge. Il ministro Valditara venga qui al più presto a riferire su questo tentativo di indottrinamento politico nelle scuole e chiedo anche al Pd di farci capire cosa pensano loro di questo nuovo modello targata Schlein: se vogliono fare propaganda politica lo facciano fuori dalla scuola».


Le accuse lanciate in Aula hanno suscitato la reazione immediata del deputato Dem Andrea De Maria (eletto in Emilia Romagna): «Un attacco indegno a un sindaco che difende i diritti civili». Anche il vicepremier e leader della lega, Matteo Salvini, sui suoi canali social, ha rilanciato la polemica: «Comizio del sindaco Pd nelle scuole di Bologna con ragazzine e ragazzini per “promuovere il principio dello ius soli”. Imbarazzante». Da Fratelli d’Italia, definiscono il sindaco «un talebano» di sinistra: «Ci opporremo con forza a questa iniziativa e interrogheremo il governo. Lepore sta ripetutamente violando il suo ruolo. Evidentemente non ambisce a essere un patriota, come quelli che ha fatto cancellare dalle strade, neppure un partigiano, dato che non esistevano solo “partigiani rossi”, ma piuttosto un talebano di sinistra», ha dichiarato Marco Lisei, anche lui bolognese.

Secondo il senatore meloniano, il sindaco «sta girando le scuole cittadine per porre in essere un vero e proprio indottrinamento agli studenti per promuovere la cittadinanza facile per gli immigrati. È giunta l’ora che i veterocomunisti si tolgano dalla testa di considerare le scuole come delle Case del Popolo utili solo a portare avanti idee di parte, attaccare il governo e chi è stato legittimamente eletto. Ai nostri giovani deve essere insegnato il pensiero critico, non inculcata un’ideologia. Il gesto di Lepore è grave non solo da un punto di vista morale, ma anche giuridico: il primo cittadino, infatti, non si sarebbe limitato a illustrare le leggi del nostro ordinamento ma avrebbe speso giudizi negativi su di esse, promuovendo una sorta di “ius soli in salsa bolognese”, cioè una inutile delibera bandierina inserita nello statuto del Comune a spese dei contribuenti».

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