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Nuove aliquote Irpef, i tre scaglioni e i risparmi: cosa succede agli stipendi con la riforma fiscale

17 Marzo 2023 - 04:24 Redazione
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L'intenzione del governo è ridurre gli scaglioni da 4 a 3. Due ipotesi in gioco con i relativi risparmi. Le simulazioni. Cosa succede ai redditi più bassi

Le nuove aliquote Irpef della riforma fiscale prevedono tre scaglioni e risparmi da 60 a 700 euro per i redditi. Nel testo varato dal consiglio dei ministri si parla di «sistema ad imposta unica» preparando alla flat tax. Ma l’intenzione del governo è ridurre gli scaglioni dell’Irpef dagli attuali quattro (che sono 23%, 25%, 35% e 43%) a tre già dal prossimo anno. La nuova tassazione dovrebbe quindi esordire dal 2024. La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures. E l’equiparazione della No tax area per lavoratori dipendenti (8.174 euro) e pensionati (8.500 euro). Per le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe e\o assume. Il provvedimento dispone anche una graduale eliminazione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive.

Le simulazioni

Nella legge delega ci sono anche l’Iva azzerata per i beni di prima necessità, lo stop alle comunicazioni fiscali nei mesi di agosto e dicembre e le sanzioni penali attenuate per i contribuenti che si sono trovati impossibilitati a pagare e per le imprese che collaborano. Due simulazioni pubblicate oggi da Il Resto del Carlino su dati dei Consulenti del Lavoro e della Cgia di Mestre spiegano l’effetto sugli stipendi dei nuovi scaglioni. Entrambe prevedono tre aliquote. La prima è al 23% per chi guadagna fino a 15 mila euro, al 28% per chi guadagna fino a 50 mila euro, al 43% per chi guadagna oltre 50 mila euro. Nella seconda l’aliquota è al 23% per chi guadagna fino a 28 mila euro, al 33% per chi guadagna fino a 50 mila euro, al 43% oltre i 50 mila euro. In base a questa divisione la variazione rispetto al sistema attuale prevede:

  • nella prima simulazione 90 euro in più di tasse per chi guadagna fino a 15 mila euro, 150 euro in più di tasse per chi guadagna fino a 20 mila euro, 100 euro in meno per chi guadagna fino a 35 mila euro l’anno, 1.100 euro in meno per chi guadagna 50 mila euro;
  • nella seconda simulazione 60 euro in meno di tasse annue per chi guadagna 15 mila euro, 100 euro in meno di tasse per chi guadagna fino a 20 mila euro, 400 euro in meno per chi guadagna 35 mila euro, 700 euro in meno per chi ne guadagna 50 mila.

I risparmi annuali

I risparmi sono da considerarsi annuali. Per raggiungere l’obiettivo serviranno due anni. E, secondo le prime stime del ministero dell’Economia, almeno 5 miliardi. Ma forse anche il doppio. Il viceministro dell’economia Maurizio Leo è convinto di trovare con un taglio progressivo delle detrazioni. L’obiettivo, a regime, è arrivare a una flat tax per tutti. Intanto c’è quella «incrementale» per i dipendenti. Che usufruiranno di un’aliquota ridotta sui redditi aggiuntivi rispetto all’anno precedente. Arriva anche l’equiparazione della No tax area tra dipendenti e pensionati. Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo cambiano anche le regole della lotta all’evasione fiscale. Che nelle intenzioni del Mef diventa preventiva e non più repressiva. Nelle bozze circolate nei giorni scorsi si parlava anche di possibile razionalizzazione del numero delle aliquote Iva per renderla più omogenea ai criteri Ue.

I redditi da 15 a 28 mila euro

La delega, tra le numerose voci, prevede anche un nuovo sistema fiscale per Comuni, Province e Città Metropolitane. Attraverso un riordino dei tributi locali e la semplificazione degli adempimenti. Il Sole 24 Ore spiega oggi che tra le ipotesi tecniche sul tavolo c’è quella che accorpa i primi due scaglioni estendendo fino a 28 mila euro di reddito lordo annuo l’aliquota del 23%. Che invece oggi si ferma a 15 mila euro per alzarsi al 25% sui redditi superiori. Il resto rimarrebbe invariato. Il primo vantaggio di questo intevento è il costo tutto sommato ridotto: 3-4 miliardi. Il vantaggio diretto più immediato andrebbe ai redditi fra 15mila e 28mila euro, che oggi occupano il secondo scaglione. Scendendo nel primo rivedrebbero tagliata l’imposta di due punti. Come sempre accade quando si interviene sulla curva dell’imposta sui redditi, l’effetto si estenderebbe anche alle fasce più alte. Che sentirebbero lo sconto sulla fascia di reddito interessata dal cambio di aliquota.

I redditi più bassi

I redditi più bassi già oggi hanno l’imposta azzerata o quasi a seconda dei guadagni effettivi. Per loro la novità più rilevante è la promessa di allineare a 8.500 euro la No Tax Area di dipendenti e pensionati. In questo caso si alzerebbe di 500 euro la fascia senza tasse peri pensionati. Il governo vuole anche rimettere mano a tutto il sistema sanzionatorio tributario. Sulle sanzioni penali si userà un occhio di riguardo per chi si trova impossibilitato a pagare il tributo per fatti a lui non imputabili. Nella valutazione della “rilevanza penale” del fatto si terrà conto anche dei casi in cui siano stati raggiunti accordi in sede amministrativa e giudiziaria. Saranno alleggerite le sanzioni penali connesse al reato di dichiarazione infedele per le imprese che aderiscono alla cooperative compliance. E che hanno tenuto comportamenti non dolosi e lo comunicano tempestivamente al Fisco. Ci sarà un’ulteriore riduzione delle sanzioni amministrative (che può arrivare fino all’integrale non applicazione) per i rischi di natura fiscale comunicati preventivamente in modo tempestivo ed esauriente.

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