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Origine Covid, cosa sappiamo del probabile collegamento con i cani procioni del mercato di Wuhan

20 Marzo 2023 - 16:54 Juanne Pili
Sull'ipotesi è partita anche una nota di protesta dell'Oms nei confronti della Cina, colpevole di aver reso pubblici i dati a tre anni dalla loro raccolta

Un team di ricerca internazionale sostiene un collegamento l’emergere del nuovo Coronavirus ai cani procioni venduti illegalmente nel mercato ittico di Wuhan in Cina, sulla base di dati che attualmente risultano scomparsi. Anche se dopo il gennaio 2020 le autorità locali hanno chiuso la struttura ripulendola, è stato possibile comunque tamponare tutte le superfici, le gabbie per gli animali e i carrelli che le trasportavano. Tutto questo però non è sufficiente a dimostrare che questi animali siano l’ospite intermedio che dai pipistrelli hanno portato alla pandemia. Dobbiamo attendere la pubblicazione di studi definitivi, di cui non disponiamo al momento.

L’origine naturale non è in discussione

I campioni positivi a SARS-CoV-2 erano associati a materiale genetico proveniente dai procioni. Secondo alcuni autori della ricerca intervistati dal The Atlantic, le firme genetiche dei procioni si trovavano negli stessi punti in cui si trovava il materiale genetico del virus. Questo dato sarebbe coerente con uno scenario in cui il Coronavirus si è diffuso negli umani mediante spillover. L’origine naturale viene sostenuta anche a seguito di due precedenti studi che localizzano la multipla origine zoonotica di SARS-CoV-2 nel mercato ittico e non nel bio-laboratorio di Wuhan. Siamo ancora in attesa di uno studio che permetta a tutti di analizzare il lavoro dei ricercatori sui procioni come potenziale animale intermedio.

La scomparsa dei dati originali

È accaduto però un fatto recentemente, che aumenta i sospetti attorno a questo animale. Nel febbraio scorso è apparso il preprint basato sui campioni originali. I ricercatori cinesi hanno reso i dati grezzi disponibili sul database internazionale GISAID (ovvero, un archivio di sequenze genetiche dei virus). Il problema è che tali dati risultano ora scomparsi, come riporta il New York Times, che ha cercato inutilmente di contattare gli autori giovedì scorso.

Il 4 marzo, Florence Débarre, biologa evoluzionista presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, stava cercando in quel database informazioni relative al mercato di Huanan quando – riporta il Nyt -, ha detto in un’intervista, ha notato che spuntavano più sequenze del solito. […] La dottoressa Débarre ha affermato di aver allertato altri scienziati, inclusi i leader di un team che aveva pubblicato una serie di studi lo scorso anno indicando il mercato come origine. […] Dopo che il team internazionale si è imbattuto nei nuovi dati, ha contattato i ricercatori cinesi che avevano caricato i file con un’offerta di collaborazione, rispettando le regole del repository online, hanno detto gli scienziati coinvolti nella nuova analisi. Successivamente, le sequenze sono scomparse da GISAID. Non è chiaro chi li abbia rimossi o perché siano stati rimossi.

I chiarimenti della Sanità cinese

Così venerdì scorso l’OMS ha rimproverato i funzionari cinesi, chiedendo spiegazioni sulla tardiva comparsa dei dati, dopo tre anni dalla loro raccolta e le ragioni per cui attualmente non sono più disponibili. Sabato 18 marzo l’Organizzazione ha pubblicato una nota nel quale si riportano i chiarimenti della Sanità cinese riguardo alla scomparsa dei dati dal GISAID, promettendo la pubblicazione definitiva di uno studio su Nature a partire dal preprint originale:

Il 12 marzo 2023, l’OMS è stata informata delle nuove sequenze di SARS-CoV-2 e dei dati meta-genomici associati ai campioni raccolti nel mercato all’ingrosso di frutti di mare di Huanan, Wuhan, Cina, da gennaio 2020, che sono diventati disponibili su GISAID per un breve periodo di tempo. I dati sono stati successivamente scaricati da un certo numero di ricercatori di diversi paesi. L’accesso è stato limitato poco dopo, apparentemente per consentire ulteriori aggiornamenti dei dati […]. L’OMS ha quindi immediatamente contattato i CDC della Cina […]. Durante le discussioni tra l’OMS e i colleghi cinesi, è stato spiegato che i dati genomici sono la base per un aggiornamento atteso […], che è in procinto di essere ripresentato per la pubblicazione su Nature.

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