Covid, l’annuncio dei ricercatori di Wuhan: «Un vaccino universale contro tutte le varianti». Ma uno studio clinico ancora non c’è

L’articolo pubblicato su «Science Translational Medicine» arriva proprio dalla città da cui è partita la pandemia. Va preso con molta prudenza

Dopo l’impresa che ci ha portato a sviluppare dei vaccini di nuova generazione contro il SARS-CoV-2, la ricerca ha esplorato anche l’idea di ottenere un giorno il vaccino universale contro tutte le varianti Covid o persino contro tutti i Coronavirus. La strada è ancora lunga e non sono mancate le delusioni lungo il cammino. Per questo dobbiamo prendere con molta prudenza il recente articolo pubblicato su Science Translational Medicine da parte dei ricercatori della Wuhan University in Cina, i quali affermano (e promettono) di avvicinarsi allo sviluppo di un vaccino «potenzialmente capace di offrire una protezione ad ampio spettro contro più varianti attuali e future». L’idea di base è quella di utilizzare un antigene costituito dalle porzioni di Spike che risultano immutate in tutte le varianti, denominato dal team di ricerca «Span». Un vaccino così costituito sarebbe stato somministrato in una sperimentazione pre-clinica a un gruppo di topi, anche in risposta alle varianti Delta e Omicron, con risultati promettenti. Solo futuri studi clinici, con volontari umani, potranno confermarci l’efficacia e la sicurezza sull’uomo per tutte le varianti Covid.


Lo stato attuale della ricerca

I vaccini anti-Covid più efficaci sono costituiti da una porzione di mRNA che permette al nostro corpo di produrre la proteina Spike di SARS-CoV-2, ovvero quella parte del virus che si lega ai recettori ACE2 delle cellule. Viene quindi stimolata la produzione di anticorpi che risulteranno sempre meno efficaci contro nuove varianti Covid. Sappiamo che esiste il fenomeno della cross-reattività: degli anticorpi generatisi per rispondere alla Spike di un virus potrebbero risultare casualmente efficaci anche contro quella di un altro, magari facente parte della stessa famiglia; per esempio esistono quattro Coronavirus comuni umani e sono già emerse precedenti epidemie dovuti a virus della stessa famiglia: SARS-CoV-1 e MERS-CoV.


Lo studio

Un team di ricercatori di Singapore ha seguito un gruppo di otto sopravvissuti all’epidemia di Sars vaccinati con due dosi Pfizer contro la Covid-19. Il loro studio – apparso nell’agosto 2021 sul New England Journal of Medicine – mostra nei pazienti una forte risposta anticorpale «Questa analisi ha confermato che il panel dei vaccinati con SARS-CoV-1 era l’unico che mostrava veri anticorpi neutralizzanti il pan-sarbecovirus – spiegano gli autori – Ipotizziamo che gli anticorpi neutralizzanti i pan-sarbecovirus osservati nel siero dei vaccinati-SARS-CoV-1 sia il risultato di un arricchimento della cross-reattività degli anticorpi neutralizzanti». Nel luglio scorso appare – sempre su Science Translational Medicine – lo studio di un team di ricerca del Francis Crick Institute, dove gli autori hanno sperimentato sui topi gli effetti di una vaccinazione mirata per la subunità S2 della Spike. È stato quindi visto che gli anticorpi generatisi rispondevano efficacemente non solo a SARS-CoV-2, ma anche ad altri Coronavirus. «La vaccinazione mirata a S2 produceva anticorpi nei topi che potevano neutralizzare diversi alfacoronavirus e betacoronavirus – spiegano i ricercatori -. Questi anticorpi avevano una maggiore ampiezza rispetto agli anticorpi suscitati dalla vaccinazione con proteine Spike a lunghezza intera, suggerendo una minore focalizzazione del repertorio. Pertanto, la vaccinazione mirata a S2 può essere una strategia per ottenere l’immunità pan-SARS-CoV-2».

Altre ricerche

Altre ricerche, come quella condotta dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), mirano alla proteina nucleocapside (N) del virus, che muta raramente. «La proteina N potrebbe essere la chiave per creare un futuro vaccino universale per combattere le varianti emergenti», si augurano i ricercatori americani. Secondo quanto riporta Nature, il NIAID e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI) hanno stanziato rispettivamente 200 milioni e 43 milioni di dollari nella ricerca e sviluppo di nuovi vaccini Pan-coronavirus. Si possono dividere in tre categorie: pan-variant (vaccini potenziati contro le varianti); Pan-sarbecovirus (mirati contro tutti i Coronavirus simili a quello della Sars); Pan-betacoronavirus (contro un ramo più ampio di Coronavirus che comprende MERS-CoV e alcuni Coronavirus comuni). Alcuni di questi vaccini sono ancora in fase pre-clinica, altri sono già in una fase clinica, come il Pan-variant SpFN finanziato dall’Esercito americano. Degno di nota anche mRNA-1287 di Moderna, che a differenza degli altri è un «pan human coronavirus», ovvero mirato solo contro i Coronavirus comuni umani, ancora in fase pre-clinica.

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