Alfredo Cospito resta al 41 bis, nel reparto protetto del San Paolo di Milano. Lo ha deciso tribunale di sorveglianza del capoluogo lombardo, rigettando l’istanza della difesa dell’anarchico in sciopero della fame da oltre cinque mesi. Posizione analoga a quella assunta anche dal Tribunale di sorveglianza di Sassari, sempre oggi, dove i giudici hanno respinto la richiesta di differimento pena in arresti domiciliari, presentata per gravi motivi di salute dagli avvocati difensori, Maria Teresa Pintus e Flavio Rossi Albertini. La residenza per gli eventuali arresti domiciliari che avevano indicato i legali era quella della casa della sorella di Cospito, a Viterbo.
Una «condotta strumentale»
Nell’atto con cui il tribunale della Sorveglianza di Milano ha respinto la richiesta di differimento della pena, si afferma che «la strumentalità della condotta che ha dato corso alle patologie oggi presenti è assolutamente certa». Per i giudici, la condizione sanitaria di Cospito «non si palesa neppure astrattamente confliggente con il senso di umanità della pena, avuto riguardo alle condizioni oggettive del detenuto». Condizioni, rilevano, «che, certamente precarie e a grave rischio, sono il frutto di una deliberata e consapevole scelta e attraverso l’ubicazione nel reparto ospedaliero dove si trova possono essere monitorate nel modo più attento». Soddisfatto Andrea Delmastro Delle Vedove, il sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri. Che ha commentato: «La partita è chiusa: nella piena cornice della legittimità, lo Stato ha riaffermato che non si piega a condotte strumentali peraltro asseritamente volte a revocare il 41 bis a decine e decine di mafiosi. Abbiamo sempre avuto ragione, difendendo la legalità e l’istituto del carcere duro dalle aggressioni strumentali della galassia anarchica che avrebbero avuto il solo effetto di favorire la criminalità organizzata».
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