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Gli affitti incredibili di Milano: «Un bilocale arriva a 2.000 euro al mese, i giovani si fanno aiutare dai genitori»

28 Marzo 2023 - 07:12 Redazione
I report: aumenti fino al 30% l'anno scorso

Un bilocale in centro può arrivare a costare duemila euro. In Cerchia Bastoni arriva a 1.300. In circonvallazione mille, in periferia 800. Se il problema degli affitti a Milano non è nuovo, ora i contorni del caro-alloggi cominciano a esibire contorni inquietanti. Repubblica scrive che secondo le rilevazioni fatte a fine 2022 dagli operatori immobiliari attivi in città, in un anno il prezzo delle case in locazione è cresciuto tra il 10 e il 15 per cento. Per una casa da quattro stanze adatta a una famiglia si va dai 220 ai 300 euro al metro quadro l’anno. Con aumenti che vanno dal +13,6% del prezzo minimo di un monolocale, al +29% per una casa da quattro stanze. In periferia i canoni mensili sono saliti in un anno del 15% per un monolocale e del 16% per un bilocale. Secondo l’ultimo report di Scenari Immobiliari, realizzato con AbitareCo, Milano è la terza città più cara d’Europa dopo Amsterdam e Lisbona.

L’esperto

Massimo Bricocoli, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Casa Affordable, spiega che la città ha costi proibitivi. «Dallo scorso luglio abbiamo iniziato ad analizzare i redditi e i costi abitativi, prendendo come anno di riferimento il 2015, anno dell’Expo. Ebbene, se è vero che il reddito medio a Milano è di 34 mila euro l’anno, superiore alla media italiana, è anche vero tanti guadagnano 15 o 25 mila l’anno. Se si considera che sul reddito mensile i costi abitativi, per essere sostenibili, dovrebbero pesare non più del 30%, si fanno presto i conti: un operaio che guadagna 1.500 euro dovrebbe trovare una casa intera, e non una stanza, che ne costi massimo 500. Senza considerare figure come i dottorandi o gli assegnisti universitari, che guadagnano anche meno». E quindi i giovani si fanno aiutare dai genitori per pagare l’affitto: «Una volta chi veniva a lavorare al Nord mandava le rimesse a casa. Ora è il contrario», conclude il professore.

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