Marco Masini, le amicizie, l’ascesa e le persecuzioni nei suoi confronti: «Quando mi stavano rovinando Ramazzotti mi difese»

Il cantante racconta al Corriere il periodo buio della sua carriera: «Tutto è partito da un addetto ai lavori: lo stesso che, ogni volta che mi si nominava, faceva le corna o altri scongiuri»

Classe 1964, fiorentino. Lanciato da Giancarlo Bigazzi, Marco Masini vinse il 40° Festival di Sanremo nella categoria «Novità», con il brano Disperato. Oltre 7 milioni di dischi venduti, il ritorno a Sanremo, poi lo stop nel 2001 dopo aver denunciato «atteggiamenti persecutori» nei suoi confronti, il ritorno sulla scena due anni dopo e infine la vittoria nel 2004 alla kermesse sanremese con L’uomo volante. Una lunga carriera, quella di Masini che sulle pagine del Corriere della Sera ne racconta i retroscena. Quelli di una vita pubblica, ma pure di quella privata.


L’amicizia con Conti, Pieraccioni e Panariello

In questa seconda categoria, quella privata, rientra l’amicizia (di una vita) con Carlo Conti, Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni: fiorentini come lui. «Ogni estate noi quattro bischeri ci si ritrova a casa di Carlo Conti, a mangiare focaccia all’olio sfogliando i giornali sportivi con le dita unte», racconta, descrivendo, poi, i suoi amici: «Carlo il più saggio, Leonardo che sembra non non prendere mai niente sul serio, è il più sensibile e infine Giorgio, milanista sfegatato ed è stato uno dei primi a starmi vicino quando ne ho avuto bisogno». Tra i ricordi della vita privata, anche un ceffone a suo padre Giancarlo, rappresentante di prodotti per parrucchieri, che non voleva andasse a suonare con la band: «Gli ho chiesto scusa tante volte, però il rimorso mi resta ancora dentro», dice. Oltre a suo padre, un legame speciale: quello per la Viola. «Per la Fiorentina – racconta – Qualche schiaffo l’ho preso. Trasferte impossibili, freddo, treni regionali strapieni, in quattro in una singola più i tamburi, perché ero capo tamburino».


L’ascesa e il periodo buio

E poi i ricordi di quella vita pubblica, davanti ai riflettori. Coi primi concerti «nelle piazze, nei Paesi e alle fiere». Nel 1990, Masini vinse il Festival di Sanremo, categoria Nuove Proposte, con il brano Disperato: «Vendetti 850 mila copie, tantissime. Però non me la sono goduta come avrei dovuto. Sul momento non apprezzi ciò che hai, se li potessi rivivere sarei diverso», confessa. E sul rapporto con gli altri artisti-colleghi: i Pooh «fratelli, mi hanno insegnato a stare sul palco»; Renato Zero «un amico»; De Gregori «simpaticissimo» e con Venditti «ci conosciamo dagli anni ’90». Marco Masini, però, racconta di essere stato accusato di «parlare di droga senza competenza». Tuttavia, spiega come in quegli anni riceveva circa «400 lettere al giorno» di fan, o semplici appassionati di musica che gli confessavano di voler provare a smettere con le sostanze. Poi il successo, con brani come Vaffan…o (inizialmente censurato) e Bella str..za che confessa di non aver dedicato a nessuno: «Comunque chi nella vita non ha mai incontrato una bella str..a o un bello str…o?».

«Le televisioni non mi volevano come ospite»

Ma anche il periodo buio: «Non volevo ritirarmi, solo avvisare i miei fan che non era colpa mia se non mi si vedeva più in giro», dice. Le televisioni non lo volevano come ospite e quelli della sua casa discografica gli comunicarono: «Ci spiace, ma sei un prodotto invendibile». A far partire gli atteggiamenti persecutori nei suoi confronti, spiega Masini, è stato un addetto ai lavori: «Lo stesso che, ogni volta che mi si nominava, faceva le corna o altri scongiuri. I colleghi, gli amici, per fortuna mi sono rimasti vicini». Tra questi, confessa, quello che più di tutti l’ha difeso: Eros Ramazzotti. «Qualche sbaglio posso pure averlo fatto. Nella scrittura, nel modo di socializzare. L’ho capito e sono cambiato. Mi sono evoluto. Non è stato facile, però avevo la certezza che il tempo aggiusta tutto. C’è chi non arriva a fine mese, quelli sono problemi, io nel complesso mi ritengo molto fortunato», conclude.

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