Contro le parole straniere nella pubblica amministrazione multe fino a 100mila euro, la proposta di Rampelli (FdI) scatena la bufera sui social

Il testo presentato dal vicepresidente della Camera prende di mira le parole straniere non indispensabili, ma traducibili nella nostra lingua

Fratelli d’Italia dice basta alle parole straniere nella pubblica amministrazione. L’idea nasce dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli che ha presentato una nuova proposta di legge a Montecitorio, firmata da una ventina di deputati del suo partito. Il testo lancia l’imposizione di trasmettere qualsiasi comunicazione pubblica in italiano, l’obbligo di utilizzare strumenti di traduzione o interpreti per ogni conferenza che si svolga nel nostro Paese e il divieto di usare sigle o denominazioni straniere per ruoli in azienda, a meno che non possano essere tradotte. Ma non solo amministrazioni. La proposta mira anche ai banchi scolastici. Nelle università e nelle scuole i corsi in lingua straniera sono tollerati solo se in aula sono presenti studenti stranieri. Questi sono solo alcuni dei punti del documento di Rampelli, composto da 8 articoli. Nel caso in cui qualcuno dovesse violare tali obblighi avrà un’importante sanzione amministrativa che può andare da 5.000 a 100.000 euro. Nel testo si legge che la proposta rientra «in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria». E istituisce un Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana.


Una battaglia datata

Rampelli non è nuovo alla battaglia di dover privilegiare l’uso dell’italiano, laddove possibile. Nei mesi scorsi il deputato di FdI aveva annunciato la volontà di affiancare alla proposta di legge costituzionale una ordinaria per obbligare tutte le amministrazioni partecipate dallo Stato a utilizzare l’italiano. Ma anche nelle scorse legislature il vicepresidente della Camera aveva chiesto di istituire un Consiglio superiore contro l’abuso di lingue straniere. «Chi parla solo l’italiano oggi rischia il fallimento dell’incomunicabilità, ma il rischio ancora più grande è che si perda la bellezza di una lingua complessa e ricca come la nostra», si legge nella proposta di legge. C’è da ricordare che la proposta di Rampelli non è un unicum all’italiana. Regole simili esistono già in Francia e Spagna.


L’opposizione ironizza. Ma Rampelli tira dritto

Immediate le reazioni dell’opposizione. Movimento 5 Stelle in testa, che bolla la proposta al limite del ridicolo. «Pensavamo di averne viste già molte di proposte sconclusionate da parte di questa maggioranza, ma quella che giunge con apposito disegno di legge da parte del vice presidente della Camera Rampelli le batte tutte», commentano gli esponenti pentastellati in commissione cultura alla Camera e al Senato. Ricordano poi che è stato proprio il suo governo ad aver istituito il Ministero del Made in Italy. E ironizzano: «Rampelli denuncerà il collega di partito Urso che è a capo di un siffatto ministero, tanto incline al forestierismo perfino nel suo nome? Insomma è lo stesso governo di cui lui fa parte ad essere responsabile dell’inquinamento della lingua italiana». +Europa fa da eco. Con il deputato Benedetto Della Vedova che chiede a FdI: «Il passo successivo sarà cancellare il day hospital? Abolire streaming e download? Tornare a chiamare Pallacorda lo sport di Panatta?». Ma Rampelli tira dritto e respinge le accuse al mittente ribadendo che la sua proposta prende di mira solo le parole straniere non indispensabili e traducibili. Ma non solo l’opposizione. Anche il web inizia già scaldarsi con i primi meme e le battute ironiche sulla proposta di legge. A partire da chi titola un dizionario con «Il nuovo Rampelli».

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