Treviglio, verso l’assoluzione la pensionata che uccise il vicino: «Soffre di gravi deliri, anche in carcere sente citofonare»

Silvana Erzembergher, 71 anni, sparò e uccise il 29 aprile dell’anno scorso il vicino di casa Luigi Casati. L’esito della perizia psichiatrica

Si va verso l’assoluzione di Silvana Erzembergher, la pensionata 71enne che il 29 aprile dell’anno scorso sparò e uccise il vicino di casa Luigi Casati (61 anni) a Treviglio, in provincia di Bergamo. La donna colpì anche la moglie del 61enne, Monica Leoni, scesa in strada per aiutare il marito. Ma dopo alcuni giorni di ospedale si salvò. Alla donna era stata effettuata una consulenza psichiatrica, su richiesta del pubblico ministero, in cui era emerso che quando agì era incapace di intendere e di volere. Questa consulenza è avvenuta dopo l’omicidio e aveva già convinto il giudice alla scarcerazione e a disporre il ricovero in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. La Corte d’Assise di Bergamo ha deciso che non sarà effettuata un’altra perizia. Silvana Erzembergher è affetta da un grave disturbo delirante. Era convinta che i due vicini Casati la perseguitassero, suonandole di notte il citofono. La dinamica del delitto solleva però alcuni dubbi della difesa: la scelta di sorprendere il vicino alle spalle mentre sta uscendo col cane sembra essere quella di un «lucida esecuzione».


Le allucinazioni in carcere

Lo psichiatra afferma che si tratta di un omicidio premeditato, ma sottolinea che Silvana è malata. «È un omicidio del tutto irrazionale, c’è un’inversione totale della realtà. Erzembergher proietta sulle vittime quello che è il suo odio. Non è un delitto d’impeto, ma maturato», spiega. Inoltre, dalla consulenza non traspare alcuna nota di pentimento. Le allucinazioni che Silvana sentiva prima continua a sentirle anche in carcere dove sente suonare il campanello di notte. «Con la demenza in corso – fa sapere lo psichiatra -, ora è molto peggiorata e incattivita. È totalmente acritica, si aspettava che venisse rinchiusa la signora che è sopravvissuta. È l’imperscrutabilità del disturbo delirante».


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