Stop alla musica sui social, Siae e Meta faccia a faccia al ministero non trovano l’accordo: «Siamo lontani, ma trattiamo»

Primo round senza intesa per le due parti dopo tre ore di incontro

Fumata nera dai corridoi del ministero della Cultura, dove oggi c’è stato l’atteso incontro tra Meta e Siae. Il faccia a faccia di questa sera aveva come obiettivo la ripresa delle trattative tra le due parti per ripristinare la possibilità di utilizzare i brani del repertorio Siae sui social media gestiti dall’azienda di Mark Zuckerberg. «Ci siamo confrontati a lungo con Meta sulle rispettive posizioni, ma allo stato attuale siamo ancora lontani dalle precise indicazioni formulate ieri dall’AGCM. Continuiamo comunque a lavorare nell’auspicio di pervenire ad una soluzione condivisa», fa sapere la Siae al termine dell’incontro. «Abbiamo avuto un lungo confronto e ci sono ancora importanti punti irrisolti», gli fa eco un portavoce di Meta. Le trattative, dunque, proseguono, ma sulle piattaforme social gestite dal colosso di Menlo Park continua a essere esclusa buona parte della musica italiana. A bloccare l’accordo sembra che sia soprattutto la decisione di Meta di non indietreggiare sulla cosiddetta disclosure dei dati, auspicata anche dall’Antitrust.


La trattativa

«Trovo veramente assurdo che queste piattaforme, che hanno un’incredibile potenza economica, abbiano degli atteggiamenti di non rispetto nei confronti di chi i contenuti li crea», ha detto oggi il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi prima che iniziasse l’incontro al ministero. Al termine del primo tavolo di trattativa, Mazzi ha poi definito «veramente umiliante» la cifra proposta da Meta per gli artisti. Alla vigilia dell’incontro, l’Antitrust ha annunciato l’apertura di un’istruttoria nei confronti della società di Menlo Parl per accertare, in sostanza, che non abbia approfittato della sua forza contrattuale nelle trattative con la Siae. Meta si è detta pronta a collaborare sia con l’Antitrust sia con la società di collecting, così da arrivare a un accordo «che soddisfi tutte le parti». Nel frattempo, sembra che anche la politica abbia cominciato a infilarsi a gamba tesa nelle trattative. «Il Parlamento non fa più il passa-carte come è stato negli ultimi 5 anni, con i governi di unità nazionale, ma diventa di fatto un organo propulsivo e rivendichiamo il merito di questo riavvicinamento», ha commentato il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI).


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