Runner aggredito, animalisti in pressing sul governo per tenere in vita l’orso: «Evitiamo lo spirito di vendetta»

Nel frattempo, la famiglia di Andrea Papi si è detta pronta a denunciare Provincia e Stato per aver deciso di reintrodurre gli orsi in Trentino senza aver consultato la popolazione

All’indomani della decisione della provincia di Trento, si allarga il fronte degli animalisti che chiede di tenere in vita l’orso che ha aggredito e ucciso Andrea Papi, il 26enne trovato morto in un bosco della valle di Sole, in Trentino. Ieri il presidente della provincia, Maurizio Fugatti, ha firmato un’ordinanza con cui dispone «la rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica». Una decisione indispensabile, secondo le autorità locali. Sbagliata, secondo la galassia animalista. E in queste ore si moltiplicano le sigle di associazioni che chiedono al governo di intervenire per fermare l’abbattimento dell’orso responsabile della morte di Papi. Tra i primi a sollevare la questione ci sono gli attivisti dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). «Un amministratore e un’amministrazione coscienziosi dovrebbero rappresentare tutti i portatori d’interesse, dovrebbero agire nel rispetto delle norme di salvaguardia della biodiversità e non dovrebbero essere mossi da spirito di rappresaglia, da spirito di vendetta», scrive l’associazione. All’appello dell’Oipa hanno aderito anche altre realtà del mondo animalista, tra cui l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), Lav, Leal (Lega antivivisezione) e Centopercentoanimalisti. Tutti uniti dalla stessa battaglia: tenere in vita l’orso.


L’appello di Legambiente al governo

Sulla questione è intervenuta anche Legambiente, che ha chiesto al governo di istituire in tempi brevi un tavolo di confronto per discutere del tema della convivenza tra uomo e animali. «Solo così si potrà evitare che si dia il via ad una nuova caccia alle streghe che abbia per protagonista l’orso, rischiando di far crescere e aumentare la paura nelle comunità locali e tra i turisti», commentano il responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, e il presidente di Legambiente Trento, Andrea Pugliese. Secondo l’associazione, «è chiaro che il destino di questo orso sia ormai segnato». Allo stesso tempo, sottolineano gli attivisti, «in Trentino-Alto-Adige c’è un problema di gestione e convivenza con la comunità locale». Per questo Legambiente chiede che, prima di ordinare definitivamente l’abbattimento dell’orso, si aspettino almeno gli esiti della relazione ufficiale di Ispra così da chiarire la dinamica esatta dei fatti.


La denuncia della famiglia

Oltre al mondo delle associazioni, la morte di Andrea Papi sembra essere diventata anche una questione politica. Tra i primi a esprimere una posizione netta sul tema c’è il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli. «Abbiamo incendiato e cementificato boschi, sottratto sempre spazi al mondo animale e ora vogliamo che i boschi diventino la nostra dependance urbana – scrive il deputato su Twitter -. Uccidere animali non è la soluzione a garantire la sicurezza alle persone. Immaginatevi un bosco o una foresta senza animali». A prescindere da quale sarà il destino dell’orso, oggi la famiglia di Andrea Papi ha annunciato l’intenzione di denunciare la provincia autonoma di Trento e lo Stato italiano per aver reintrodotto gli orsi in Trentino. In un’intervista al T Quotidiano, la madre del 26enne trovato morto ha detto di essersi già rivolta ai legali. L’obiettivo è contestare la modalità con cui è stato messo in atto Life Ursus, il progetto europeo per incrementare le specie nelle Alpi introdotto senza prima consultare la popolazione della zona.

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