Madonna di Trevignano, a piangere davvero per ora sono gli ex fedeli: «Ho donato 123mila euro: se i miracoli sono finti li rivoglio»

In un esposto di pochi giorni fa, un investigatore privato rivela che le lacrime rosse versate dalla statua sarebbero semplice sangue di maiale

Gesù moltiplicava i pani e i pesci, la Madonna di Trevignano Romano preferisce la pizza e gli gnocchi. E a caro prezzo, dato che c’è chi ha donato oltre 120 mila euro alla sensitiva Gisella Cardia – questo nome della donna che organizzava funzioni e gestiva la statua nella città sopra il lago di Bracciano – e a suo marito Gianni Cardia. I due insieme hanno una Onlus. Dal 2013 la statua si trova lì e nel tempo è divenuta una sorta di meta di pellegrinaggio per devoti, No vax e sostenitori di «cure alternative» per il Covid. «Io ho dato 123mila euro per la Madonna di Trevignano, 30mila al marito della veggente e il resto alla Onlus», racconta Luigi Avella a la Repubblica di Roma.


«Mi sono avvicinato in un momento difficile»

«L’ho fatto di mia spontanea volontà, credevo nelle apparizioni e nei messaggi della Madonna», aggiunge l’ex dipendente del ministero delle Finanze. «Mi sono avvicinato a loro in un momento difficile», racconta il signor Avella. Ora, però, nascono dubbi sulla natura dei miracoli di Trevignano. Alcuni dei messaggi lanciati dalla Madonna non coincidono con quello che Maria predica nel Vangelo. Ma a gettare ombre sui miracoli della Madonna c’è soprattutto l’investigazione di Andrea Cacciotti secondo la quale le rosse lacrime versate dalla statua una volta al mese sarebbero del semplice sangue di maiale.


«Ho comprato io la statua»

Nell’esposto presentato dall’investigatore privato alla procura di Civitavecchia c’è anche il signor Avella. «È successo un paio di volte che Gisella ha fatto lacrimare la madonnina davanti a me. Ma ora non so più se sia vero», sospetta Avella, che si era avvicinato alla Madonna in un momento di difficoltà. «Mia moglie aveva subito un brutto incidente stradale. Io poco dopo avevo avuto tre trombosi e due emboli polmonari. Siamo diventati di famiglia in casa Cardia. Mangiavamo con loro, viaggiavamo, pregavamo. Per questo mi sono sentito in dovere di finanziare l’opera che lei stava facendo», continua la storia dell’uomo. «Ho dato in tutto 123mila euro tutto con bonifici per fare degli acquisti: le panche, la recinzione, una macchina e tante altre cose. Di questi, 30 mila euro li ho dati al marito per sostenere le spese della logistica. Quando ho scoperto che qualcosa non andava mi sono allontanato», continua Avella amareggiato.

«Hanno ferito i miei sentimenti più profondi»

L’uomo, però, al momento non ha intenzione di denunciare. «Perché quando tu condividi il pane, il letto e i viaggi con qualcuno, bisogna essere carogna per infierire nel momento del bisogno. Se il vescovo dirà che le apparizioni erano false, a quel punto, visto che Gisella sapeva che erano tutte menzogne, mi rivolgerò a un giudice per riavere le cose che ho comprato, tra cui anche la grande statua della Madonna», spiega. «Non denuncerò lei, ma l’associazione. Non mi sento vittima di una truffa, ma qualcosa di peggio. Sono stati feriti i miei sentimenti più profondi, in una fase difficile della mia vita». Dal suo canto, l’investigatore privato Cacciotti è certo di aver scovato una truffa. Solo nel 2020 l’associazione aveva raccolto 120 mila euro, ma negli anni successivi, secondo le indagini, sembrano essere molti di più. «Ci sono molte persone che si sentono truffate e altre che hanno paura a denunciare. Noi chiediamo che tutte le autorità competenti facciano luce sul business che si è creato intorno alla Madonna di Trevignano. A partire dalla Guardia di Finanza», spiega Cacciotti.

Foto di copertina da: Twitter

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