Usavano un’app per spogliare le compagne, la garante dell’Infanzia del Lazio avverte: «Non è una ragazzata»

Monica Sansoni si rivolge ai genitori, invitandoli a studiare le app usate dai loro figli: «Da Natale abbiamo avuto 27 segnalazioni per l’uso non corretto di BeReal»

«Non è una ragazzata». È il monito di Monica Sansoni, garante dell’Infanzia della Regione Lazio, dopo la notizia dell’app utilizzata da alcuni quattordicenni della provincia di Roma per «spogliare» le foto di alcune compagne di classe. Il suo nome è Bikinioff: modifica le foto pubblicate dalle vittime e le trasforma in nudi da diffondere successivamente via chat. Due, finora, i 14enni indagati per produzione di materiale pedopornografico. Ma non si tratterebbe a quanto pare di un caso isolato: «Da Natale a oggi abbiamo avuto 27 segnalazioni in tutto il Lazio per l’uso non corretto dell’app BeReal», racconta a Repubblica Sansoni. Si tratta di un altro social, che invita gli scritti a pubblicare scatti della loro quotidianità due volte al giorno. Ma che sarebbe stato usato per condividere foto senza veli: «Molti presidi ci hanno segnalato studenti che pubblicano queste foto durante le lezioni. Mentre noi adulti siamo fermi a TikTok, i ragazzi sono già oltre», ha affermato la Garante.


Come rimediare

Per questo ha deciso di organizzare «incontri formativi nelle scuole, nelle parrocchie, nei gruppi sportivi, con il progetto Genitori al centro, missione adolescenza. Gli adulti non hanno la giusta preparazione sul mondo virtuale che i loro figli frequentano». L’ignoranza non riguarda solo gli strumenti utilizzati, ma anche la gravità dei fatti commessi: spesso gli adulti tendono a giustificare le azioni dei loro figli, ed è successo anche nel caso sopracitato di Bikinioff. «Non è accettabile questa giustificazione. Non è una ragazzata – ci tiene a specificare la Garante -. Così vengono persi di vista gli elementi fondanti che costituiscono la responsabilità genitoriale che sono quelli dell’educazione e l’obbligo anche di controllare la vita virtuale dei propri figli. Tanti genitori scoprono sul cellulare dei figli l’app Bikinioff e vengono da noi perché non comprendono cosa sia».


Sansoni lavora quotidianamente su questi temi, da quando lo scorso anno ha istituito un centro antiviolenza minorile per le vittime e gli autori di reati in collaborazione con la diocesi di Latina. «Noi riceviamo almeno due segnalazioni a settimana su vari modi di creare immagini pornografiche», prosegue. Elementi che l’hanno portata a una riflessione: «Vedo che si è persa la riconoscenza del sé nell’altro e soprattutto non si comprende quanta sofferenza si può creare nell’altro. Si è persa l’empatia, la bussola del sentimento, l’alfabetizzazione emotiva. Anche le parole sono utilizzate con troppa elasticità ma possono generare atti di violenza». Ma il problema non sono i cellulari in sé, e dunque non serve demonizzarli, quanto conoscerli: «Si sta studiando su come fare per disciplinare gli ingressi. Lavoriamo a stretto contatto con Corecom Lazio e si stanno istituendo progetti per proporre qualcosa di innovativo».

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