Cosa c’è dietro la macchina da profitti di Unicredit: i meriti di Orcel e il segreto che spiega tutto

La banca e il suo ad santificati dal Wall Street Journal. Nel 2022 sulla carta meglio di Intesa, ma…

Ora che anche il Wall Street Journal ha tessuto le lodi di Andrea Orcel, e della sua UniCredit “macchina da profitti”, il percorso di beatificazione da parte di molta stampa del banchiere romano è compiuto. Nulla di dire: la banca sotto la sua guida ha cambiato drasticamente pelle. E non è un caso che sia riuscito a strappare all’ultima assemblea un succoso aumento di stipendio da 7,5 a quasi 10 milioni al giro di boa dei due anni passati sulla tolda della seconda banca italiana. I soci e non solo loro gli hanno riconosciuto i forti risultati che ha portato a casa da quando nell’aprile del 2021 fu chiamato alla guida della banca. Orcel ha chiuso il bilancio dello scorso anno con un utile di 5,2 miliardi, il più alto mai conseguito da UniCredit negli ultimi 5 anni. E ora si appresta mercoledì 3 maggio a sfornare un’altra ottima trimestrale.


Il business

Merito per UniCredit, ma anche per le altre banche, del forte rialzo dei tassi che spinge verso l’alto il margine d’interesse. Va detto che al di là del favorevole contesto dei tassi, ha rimesso in carreggiata il business con un aumento forte dei ricavi che sono saliti l’anno scorso a 20,3 miliardi che portano UniCredit sempre più vicino ai risultati di Intesa che ha chiuso il 2022 con ricavi per 21,4 miliardi.
Non solo ma la politica della restituzione ai soci, rimasti a secco per anni e la bellezza di 16 miliardi in 4 anni tra dividendi e buy-back ha dato la scossa al valore borsistico della banca che quando arrivò sulla tolda di comando poco meno di 2 anni fa capitalizzava appena 15 miliardi, solo il 30% del suo capitale netto. Un dato che sfigurava nei confronti della rivale banca Intesa che in borsa valeva allora più del doppio dell’istituto di Piazza Gae Aulenti. Oggi UniCredit con oltre 35 miliardi di valore di mercato cerca di chiudere il gap storico con Intesa che capitalizza 45 miliardi. Siamo ancora lontani ma la strada per il recupero è tracciata. Senza dubbio un gran lavoro efficace e che sta creando un indubbio valore.


I meriti del banchiere romano e il regalo di Mustier

Certo è che i meriti della rinascita di UniCredit non sono appannaggio solo del “Ronaldo dei banchieri”. Il compito è stato più che agevolato dal lavoro oscuro e sporco compiuto dai suoi predecessori: dal francese Mustier e prima ancora da Ghizzoni. Orcel infatti ha avuto gioco facile avendo trovato la banca pulita dalle scorie delle sofferenze. Che è stato il lavoro di pulizia su cui si sono, obtorto collo, dovuti concentrare i suoi predecessori. Tanto per dare un’idea dello sforzo costato solo a Mustier per pulire la zavorra dei crediti malati, la banca solo tra il 2019 e il 2020, prima dell’arrivo di Orcel come Ceo, ha svalutato crediti malati per ben 8,4 miliardi in un biennio. Così quando il mega-banchiere è arrivato si è trovata la banca pulita. Con soli 21 miliardi di prestiti deteriorati pari al 4,5% lordo del totale impieghi e il 2% netto.

I numeri

Numeri di fatto in linea con la rivale Intesa che a fine 2020 aveva gli stessi rapporti tra sofferenze & C, sul portafoglio prestiti. Senza più l’incubo di dover ripulire i bilanci, con le conseguenti svalutazioni, il lavoro di Orcel ha potuto dedicarsi a sviluppare i ricavi e far fare alla banca l’utile. Già perché quando ha preso il timone della banca UniCredit era reduce nel 2020 da una perdita netta di 2,78 miliardi. In un solo anno ecco che Gae Aulenti ha segnato un utile contabile di 1,54 miliardi. Il primo bilancio dell’era Orcel segnava così già la svolta sul passato. Un successo? Certo ma le cose andrebbero viste con la lente per capire quanto il banchiere ex Ubs è stato determinante. Vediamoli i numeri.

Il contributo di Orcel sui ricavi

Con Orcel nel primo anno di guida il 2021, i ricavi sono aumentati su base annua del 4,8%, in soldoni fanno 820 milioni in più di entrate. Qui il banchiere romano ha spinto sulla vendita dei prodotti finanziari e delle relative commissioni, che da sole sono salite del 12% cumulando oltre 700 milioni in più. Di fatto tutto l’aumento dei ricavi totali, dato che il margine d’interesse è stato in calo del 4%. A dare una mano anche il trading che ha fruttato 200 milioni in più nei 12 mesi. I costi sono rimasti di fatto invariati e quindi la gestione ordinaria della banca ha prodotto un risultato lordo in crescita di quei famosi 800 milioni in più di entrate che abbiamo visto.

Per passare dall’utile alla perdita serviva svalutare meno

Già, ma come si passa da oltre 2,7 miliardi di perdite a 1,54 miliardi di utile nel 2021? Quegli 800 milioni in più della gestione caratteristica non bastano a giustificare un saldo positivo di ben 4,3 miliardi, tanto è il differenziale tra i risultati del 2020 e quelli del 2021. Qui la mano del Ronaldo dei banchieri c’entra ben poco. La differenza da colmare di ben 3,5 miliardi è tutta da ascrivere a una manovra discrezionale di bilancio. E cioè sono diminuiti di ben il 67% le rettifiche sui crediti malati, passate da quasi 5 miliardi del 2020 a 1,6 del 2021. Ballano ben 3,4 miliardi di minori perdite su sofferenze e inadempienze probabili. Ed è quello che ha potuto cambiare radicalmente volto ai bilanci di UniCredit. Certo tutte le banche nel 2021 hanno diminuito fortemente le rettifiche sui crediti marci, ma UniCredit ha dato una grande sforbiciata, doppia rispetto a tutte le altre banche italiane. Solo UniCredit e Mps in quel 2021 hanno tagliato le rettifiche di un 67%. In media le altre banche italiane hanno diminuito le svalutazioni del 33%.

Il confronto con Intesa e le altre

Anche qui tanto per dare un’idea la rivale Intesa con cui UniCredit si confronta ha svalutato nel 2021 crediti per 2,76 miliardi contro i soli 1,63 di UniCredit. Eppure come abbiamo già visto i ratio sui deteriorati erano gli stessi come pure le coperture. Insomma stessa situazione ma Orcel ha deciso di svalutare molto meno. Tutto a favore dei profitti. E anche nel secondo anno il 2022 di attività della gestione Orcel la dinamica delle rettifiche ha visto le due banche andare in direzioni diverse. UniCredit l’anno scorso ha svalutato crediti malati per soli 1,9 miliardi, mentre Intesa è stata più aggressiva svalutando per ben 3,11 miliardi. Alla fine nei due anni 2021-2022 la banca di Orcel ha fatto rettifiche sui prestiti per un totale di 3,5 miliardi. Mentre il conto per Intesa è stato di oltre 5,8 miliardi.

La differenza

Come si vede ballano 2,3 miliardi di differenza a favore di UniCredit nelle perdite sui crediti. Un dato che finisce per impattare direttamente sugli utili. Meno svalutazioni più profitti. E viceversa. Il risultato è che le due banche pur avendo realizzato un risultato della gestione operativa (ricavi meno costi) analogo, 10,8 miliardi entrambe, hanno visto UniCredit produrre nel 2022 più utili rispetto a Intesa. Orcel può quindi festeggiare il sorpasso su Messina, ma è figlio delle diverse politiche di accantonamento sui crediti malati. Tutto lecito perché c’è un margine di discrezionalità, al di là della griglia di regole delle autorità, nella decisione di accantonare o meno perdite sui crediti. Quelle minori svalutazioni hanno però permesso di fare in proporzione più profitti rispetto alla concorrenza che ha svalutato ben di più. Si vedrà solo più avanti nel tempo se la politica molto prudente di Orcel sul fronte delle sofferenze sarà stata realistica o meno. Intanto il “Ronaldo dei Banchieri” si gode gli osanna del Wall Street Journal sulla sua Unicredit “macina profitti”.

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