Il boom degli sbarchi, gli insulti gratuiti, le elezioni: cosa c’è dietro la nuova rissa tra Francia e Italia

La furia di Giorgia Meloni e il retroscena: l’incontro con i libici dietro lo scontro

Giorgia Meloni è furiosa. E attende le scuse della Francia. Mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani rinvia il viaggio a Parigi. L’ultima puntata dello scontro tra Roma e Parigi sulla questione migranti si è consumata oggi con quella che Tajani ha definito una «pugnalata alle spalle». Ovvero l’attacco a freddo del ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin contro la premier. Che ha fatto risalire all’improvviso la tensione tra i due versanti delle Alpi che sembrava definitivamente placata dopo la ricucitura con il presidente francese Emmanuel Macron nel bilaterale a margine del vertice europeo del marzo scorso. Anche il Partito Democratico ha protestato per l’intervento di Darmanin con Peppe Provenzano. Ma cosa c’è dietro lo scontro? A quanto pare un boom degli sbarchi in arrivo. E lo scontro politico in vista delle elezioni europee.


Il fuoco alle polveri lo ha dato Darmanin. Dicendo che Meloni è «incapace di risolvere i problemi migratori» dell’Italia, ha attaccato il ministro francese. La sortita del ministro, probabilmente strumentale più al dibattito politico interno che a un attacco premeditato nei confronti dell’Italia, si è comunque trasformata in un autogol. Intanto però sono arrivati al posto di frontiera di Ventimiglia i rinforzi di mezzi e agenti francesi per l’annunciata stretta nei confronti dei migranti che dall’Italia tentano di passare il confine. Un altro messaggio a Roma. Perché, come spiega oggi un retroscena di Repubblica, dietro la nuova rissa tra Italia e Francia c’è un problema comune. Ovvero la stima dei flussi migratori che i Servizi Segreti hanno consegnato a Palazzo Chigi la scorsa settimana. Il quale sostiene che negli ultimi dodici mesi sono arrivati in Italia 140 mila migranti.


+300%

Solo da gennaio sono 42.405. Quasi il 300% in più rispetto all’anno scorso. Con la curva che promette di superare il muro del 200 mila. Allora la Meloni si muove per incontrare Haftar. Per mettere sotto controllo la Cirenaica e contenere i flussi. Il 28 gennaio 2023 la premier vola a Tripoli per parlare con il capo del governo di unità nazionale libico Abdelhamid Dabaiba e con il generale. Ma all’ultimo la visita salta. Secondo fonti italiane, anche per un veto francese. Ieri la presidente del consiglio incontra invece Haftar e secondo questa prospettiva la Francia non gradisce. Da qui l’uscita di Darmanin e l’annullamento della visita di Tajani a Parigi. Secondo alcuni Haftar è un interlocutore troppo vicino a Putin per essere affidabile. Mentre la tesi italiana è che Macron utilizzi lo scontro con Meloni per ragioni interne. E la prova starebbe nel riferimento a Marine Le Pen.

Tajani e l’insulto gratuito

Intanto in un’intervista al Corriere della Sera Tajani parla di «insulti gratuiti» della Francia all’Italia. E sostiene che non ci siano fattori scatenanti dietro la reazione di Parigi. «Ma cosa c’entra Ventimiglia? In questi casi ci si siede intorno ad un tavolo e si affronta insieme la questione. Mica si va in televisione ad offendere pesantemente un alleato, se ci sono problemi ci si parla».

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