Il padre di Andrea Papi: «Mio figlio non è vittima della montagna, è il martire di un’iniziativa pubblica»

L’accusa di Carlo: «La sua morte è solo la punta dell’iceberg di un progetto che è diventato problematico»

Torna a parlare Carlo Papi, padre di Andrea, il ragazzo di 26 anni ucciso lo scorso 5 aprile in Trentino dall’orsa Jj4. In un’intervista rilasciata al quotidiano Il T, il padre del runner punta il dito contro il progetto di ripopolazione degli orsi avviato nella regione. «Si è rimasti a guardare per troppo tempo e si è atteso che un martire morisse per dimostrare che le cose dovevano cambiare. Andrea è stato colpevole solamente di essersi addentrato nel suo bosco, che era il nostro, del territorio di Caldes, per una passeggiata settimanale», ha spiegato Carlo Papi. Il padre del 26enne ucciso ha detto di avere «fiducia nelle istituzioni» e ha rivelato di aver ricevuto un messaggio scritto anche da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.


Nei giorni scorsi, Carlo Papi si era espresso anche sulle sorti dell’orsa Jj4, precisando di essere contrario al suo abbattimento: «È troppo comodo cercare di chiudere questa tragedia eliminando un animale. Noi pretendiamo che ad Andrea vengano restituite dignità e giustizia». Nell’intervista di oggi, il padre del runner torna sull’argomento, aggiungendo un’altra considerazione: «Mi crea rabbia sentire che il progetto Life Ursus sia definito da più parti come un successo: si sapeva che prima o poi la tragedia sarebbe capitata. La morte di Andrea è solo la punta dell’iceberg di un progetto che è diventato problematico. Andrea non è stato vittima di una tragedia della montagna, è martire di un’iniziativa pubblica», ha ribadito Papi.


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