Il padre di Andrea Papi agli animalisti che esultano per Jj4 ed Mj5: «Ci sarebbe piaciuto vedere la stessa sensibilità per nostro figlio»

L’amarezza dei famigliari del 26enne ucciso dall’orsa Jj4 lo scorso 5 aprile in Trentino nel giorno della decisione del Consiglio di Stato che ha di fatto salvato la vita ai due orsi

«Continuano a chiedere giustizia e preferiamo parlare soltanto di Andrea» dice Carlo Papi, padre del ragazzo di 26 anni ucciso dall’orsa Jj4 lo scorso 5 aprile in Trentino. Su quella vicenda la famiglia aspetta ancora che la giustizia faccia il suo corso, mentre i giudici amministrativi sono alle prese con i ricorsi alle ordinanze di abbattimento della provincia autonoma di Trento. Proprio oggi il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi delle associazioni animaliste, salvando di fatto sia l’orsa Jj4 che Mj5, sul cui destino ora si attende una decisione del Tar. Carlo Papi a nome della famiglia se ne cura poco, continuando a sperare che «chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità e risponda di quanto accaduto».


Sul destino degli orsi e sulla vicenda che ha coinvolto Andrea Papi, i famigliari prendono atto con una certa dose di amarezza delle «notizie più stravaganti» lette in giro, in particolare con gli appelli e i grandi impegni a salvaguardare la salute degli orsi, anche immaginando trasferimenti all’estero da parte di associazioni animaliste e istituzioni. «Non giudichiamo – continua la nota – tuttavia, ci sarebbe piaciuto vedere la stessa sensibilità, la stessa forza nel perseguire un obiettivo/nel difendere qualcosa e lo stesso movimento di persone (alcune delle quali disposte addirittura a sacrificarsi per l’orsa) nei confronti del nostro amato Andrea».


Il referente di Giesse Risarcimento Danni per il Trentino, Maurizio Cibien, che assiste la famiglia Papi, si dice consapevole che nei prossimi giorni sarà la sentenza del Consiglio di Stato a tenere banco: «Noi rispettiamo, ovviamente, la decisione dei giudici ma ci teniamo a tenere alta l’attenzione sul caso di Andrea che non può e non deve passare in secondo piano. Tramite i nostri legali stiamo seguendo gli sviluppi delle indagini della Procura di Trento, sul cui lavoro riponiamo la nostra massima fiducia, e andremo fino in fondo per ottenere giustizia».

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