Studenti in tenda, i rettori si schierano con gli universitari: «Riconvertire gli edifici per dare alloggi»

Il sindacato studentesco lancia una mobilitazione nazionale e il Mur corre ai ripari lanciando una task force sull’emergenza

«Senza casa, senza futuro». Con questo slogan, si allarga la protesta lanciata da Ilaria Lamera contro il caro affitti. Dopo essere arrivata nella Capitale, l’azione della studentessa del Politecnico di Milano è approdata al sindacato studentesco Unione degli Universitari che ha lanciato una mobilitazione nazionale. Lunedì notte di fronte al rettorato dell’Università La Sapienza di Roma sono spuntate una serie di tende in solidarietà alle istanze sollevate al Politecnico di Milano contro la crisi abitativa degli studenti. Una decina di fuorisede ha passato la notte in città universitaria per chiedere un tetto al costo degli affitti e l’aumento dei posti disponibili nelle residenze. Ma la protesta si è fatta sentire anche più in alto: rettori e Ministero dell’Università sono intervenuti sul tema.


«Da 40mila a 105mila nuove residenze con il Pnrr»

Le tende piantate all’università romana hanno attirato l’attenzione della rettrice Antonella Polimeni. «Conosciamo bene le criticità e siamo coscienti delle problematiche che la crisi abitativa porta sul diritto allo studio, soprattutto tra le ragazze e i ragazzi con redditi più bassi», ha detto ricordando il fondo che ha istituito a inizio mandato per finanziare i contributi alloggio. Stando a quanto riferisce, i progetti di edilizia universitaria attualmente in corso porteranno oltre 400 posti alloggi nei prossimi mesi sul territorio romano. A questi si aggiungono – fa sapere la rettrice – «le residenze universitarie che si realizzeranno con i fondi Pnrr e che dovrebbero portare i posti letto da 40.000 a 105.000 sul territorio nazionale». Soddisfatti gli studenti per l’apertura al dialogo del Rettorato, ma ora alzano l’asticella: «Vogliamo un tavolo con gli atenei e la Regione per affrontare l’emergenza abitativa e cercare soluzioni efficaci», dicono le ragazze e i ragazzi che intendono rimanere anche questa notte in tenda alla Sapienza.


Erasmus italiano

Non solo Milano e Roma. L’attenzione sul caro affitti arriva direttamente al presidente della Conferenza dei rettori, Salvatore Cuzzocrea, che ribadisce quanto già detto dal Ministero dell’Università nei giorni scorsi: per la conversione di determinati edifici in alloggi per studenti a prezzi bassi verranno utilizzati i fondi del Pnrr. Attualmente, il Recovery destina 960 milioni di euro per la creazione di 60mila nuovi posti letto entro il 30 giugno 2026. «Con il secondo bando si potranno trovare altri posti: d’altra parte il Pnrr per l’università è pensato soprattutto per questo», spiega Cuzzocrea. Ma oltre al Pnrr, i rettori si stano muovendo anche in altre direzioni. In testa c’è il cosiddetto “Erasmus italiano” – previsto da un decreto ministeriale e in esame dalle commissioni parlamentari competenti – che ha l’obiettivo di offrire agli studenti un’alternativa meno costosa rispetto alla scelta di studiare fuori regione. Sono, inoltre, in corso confronti tra i rettori e i sindaci delle città per trovare immobili del demanio, dei comuni, delle confraternite, che possano essere riconvertiti in residenze per studenti.

La task force del Mur

Intanto dal Ministero dell’Università e della Ricerca arrivano i primi tentativi di risposta. La ministra Anna Maria Bernini ha istituito una task force interministeriale che lavori proprio sul tema degli alloggi universitari. L’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di individuare il costo medio calmierato per ogni posto letto a livello territoriale, tenendo conto dei valori di mercato di riferimento. Qualcosa inizia a muoversi, ma gli studenti pretendono prima di tutto un cambiamento culturale. «Vorremmo un cambio generale nell’atteggiamento delle istituzioni su questo tema, vorremmo sentirli più vicini», sottolineano gli studenti. «Avere una casa per uno studente – concludono i ragazzi in tenda alla Sapienza – è ormai un privilegio che pochi si possono permettere, e chi è più in difficoltà è costretto a lavorare in condizioni estremamente precarie per poter mantenere il costo di un affitto».

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