I meme come nuovi pizzini sui social, la lezione di Gratteri e Nicaso sulla mafia moderna: «Perché per batterla abbiamo bisogno di hacker»

Il magistrato Nicola Gratteri e il professor Antonio Nicasio spiegano come la criminalità organizzata è cambiata adattandosi ai tempi e perché quando spara «è più pericolosa»

La ‘Ndrangheta è cambiata. Spara meno e fa le sue intimidazioni online. Si muove sui social. A raccontarlo è il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al Comando per la Formazione Scuola di Applicazione dell’Esercito assieme al professore di Storia della criminalità organizzata alla Queen’s University, Antonio Nicaso. «I social media servono per creare nuove fidelizzazioni e nuove narrazioni. I meme hanno sostituito i pizzini», spiega Nicaso. E così la mafia cerca nuove figure, come fosse un’impresa in aggiornamento. «Oggi, servono nuovi saperi, nuove specializzazioni, più ingegneri informatici, ma soprattutto hacker, non soltanto in ottica difensiva ma anche offensiva». Il motivo è semplice, le organizzazioni criminali «usano criptovalute, comunicano attraverso sistemi di messaggistica istantanea e sperimentano attività come il phishing per drenare denaro da investire in altre attività tradizionali», compreso il riciclaggio.


Dalle stragi allo spaccio di droga

Gli anni delle stragi si sono rivelati fondamentali, racconta Gratteri citato dall’edizione torinese del Corriere della Sera. «Lo Stato ha reagito e ha spazzato via quasi tutti gli esponenti più importanti del clan dei Corleonesi. Oggi, le mafie si muovono sempre più sottotraccia, preferendo ricorrere all’intimidazione e alla corruzione piuttosto che alla violenza esplicita». E non è un bene: «Le mafie sono più pericolose quando non sparano. Bisognerebbe svecchiare quella narrazione secondo cui le mafie esistono solo quando spargono sangue». In effetti, negli ultimi anni la ‘Ndrangheta «ha espanso il proprio territorio. È diventata – commenta Nicaso – un network criminale con ramificazione in cinque continenti. Ha investito i proventi dei sequestri di persona nel traffico di cocaina» di cui è diventata leader in Europa. Dalla Calabria.


La presenza in Africa

Per smerciare lo stupefacente, la criminalità organizzata si serve del porto di Rotterdam il maggiore d’Europa, tramite il quale nel continente entra la gran parte della droga in commercio. Ma la ‘Ndrangheta ha basi anche Anversa, Barcellona e Gioia Tauro. Continua Nicaso: «In Africa la ’Ndrangheta si è estesa in almeno cinque Paesi tra cui il Sud Africa, Kenya, Congo, Costa d’Avorio. Una delle prime indagini degli anni Novanta ne aveva accertato la presenza in Sud Africa, nel settore dei diamanti grezzi che venivano utilizzati per acquistare cocaina, in Congo dove comprava coltan, oro e cobalto e, infine, in diversi altri stati con investimenti legati prevalentemente ai settori dell’edilizia e della ricezione. Dal Kenya parte anche la cocaina diretta in Australia».

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