Vigili del fuoco, parlano i sindacati: «Dopo l’emergenza, chiediamo l’apertura di un tavolo» – Le interviste

Gli attriti tra pompieri permanenti e volontari, raccontati da Open, hanno fatto prendere posizione ai segretari nazionali. Ecco le loro spiegazioni

Quando si è diffusa la notizia dell’autorizzazione a far convogliare, nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna, anche distaccamenti di pompieri volontari e non di ruolo, alcuni sindacati territoriali della Lombardia hanno chiesto spiegazioni ai dirigenti del corpo. Poi hanno tranquillizzato i vigili del fuoco permanenti riguardo al numero ridotto di squadre volontarie e, sulle mansioni, hanno rassicurato che si sarebbero occupati soltanto di «attività di assistenza, come lo svuotamento delle cantine». Le attività di soccorso tecnico urgente, invece, sarebbero spettate «solo al personale permanente» dei pompieri. Open ha raccontato la discussione che, dalle chat dei vigili del fuoco locali, è arrivata a coinvolgere i vertici dell’amministrazione del corpo. Richieste di «delucidazioni» sono state presentate ai dirigenti nello stesso momento in cui, nel Ravennate, i vigili del fuoco lavoravano per aiutare le vittime del disastro. La questione, allora, è stata presa in mano dai sindacati nazionali, con dei comunicati stampa. C’è chi come la Fns Cisl scrive di «non comprendere le polemiche in questo tragico momento», chi come la Cgil Vvf ribadisce in più passaggi la necessità dell’impegno «straordinario e necessario dei vigili del fuoco volontari».


Vespia: «Serve più chiarezza dall’amministrazione del corpo»

Abbiamo sentito allora Massimo Vespia, segretario generale della Fns Cisl. «Ciò che hanno scritto i sindacalisti lombardi serviva a spiegare ai colleghi che l’invio del personale volontario, in questi momenti, è importante». Con molta disponibilità, raggiunto improvvisamente al telefono, Vespia continua ad argomentare: «È chiaro che da soli non si riesce a gestire questo pandemonio. I messaggi della Fns Cisl di Milano li ho letti, ma a me sono sembrati una sorta di rassicurazione per il personale permanente». È questo il punto: rassicurare. Perché dovrebbe essere necessario «rassicurare» o «tranquillizzare», altro termine utilizzato dal segretario, il personale permanente rispetto all’invio di distaccamenti volontari? «Se l’amministrazione avesse specificato meglio che i volontari non avrebbero alterato il numero di contingente di personale permanente, determinate polemiche non ci sarebbero state», risponde. Va dato atto a Vespia di non sottrarsi al confronto: «Il fatto che nella Fns Cisl ci sono iscritti volontari la dice lunga sulla nostra posizione riguardo al tema del rapporto tra volontari e permanenti». Rapporto che secondo il segretario non vede attriti.


Costituire un tavolo per definire nuovi protocolli operativi per i volontari

«In passato forse ci potevano essere delle incomprensioni, ma sono solo vecchie ruggini. Al Nord, dove la componente di volontari è molto forte, i permanenti sanno benissimo che insieme si è più funzionali». Come giustifica la necessità della segreteria territoriale della Fns Cisl di specificare che i volontari, in Emilia-Romagna, si sarebbero occupati solo di svuotamento delle cantine? «Lo svuotamento delle cantine è fatto anche dai vigili del fuoco permanenti, è un compito utilissimo e necessario che non sminuisce la divisa». Vespia ritorna sulla questione dei messaggi inviati dalla segreteria locale, ripetendo che serviva a spiegare ai permanenti che l’impiego dei volontari sarebbe stato di aiuto. Ci tiene a sottolineare un punto sollevato dal precedente articolo di Open: «Io credo che nessuno si debba permettere di alludere al fatto che i vigili del fuoco permanenti vadano a fare le emergenze per guadagnare qualche soldo in più». Ma che qualcosa non abbia funzionato perfettamente, lo dice anche il segretario: «Bisognerebbe chiedere all’amministrazione come mai alcuni distaccamenti volontari dell’Italia centrale e dell’Emilia-Romagna non sono stati coinvolti. Ecco, una volta terminata la fase emergenziale, occorre sedersi a un tavolo e definire nuovi protocolli operativi per la componente volontaria».

Giulianella: «Manca un regolamento dei volontari»

Vespia e la Fns Cisl si dicono aperte a ogni tipo di dialogo, anche quello sul superamento della regola che permette, salvo casi eccezionali, ai vigili del fuoco volontari di poter operare esclusivamente nelle aree di competenza. E conclude: «Io sono convinto che di fronte a delle realtà così complicate, dove c’è gente che ha perso tutto, le componenti del corpo nazionale dei vigili del fuoco, permanenti e volontari, debbano scendere in campo insieme. Quando l’emergenza finirà, bisognerà rimodulare qualcosa». Dopo Vespia, abbiamo parlato con il coordinatore nazionale della Cgil Vvf. Mauro Giulianella ci tiene a iniziare la conversazione riportando che la posizione storica del suo sindacato è per l’integrazione del volontariato nel sistema dei vigili del fuoco e, in generale, nei corpi che prestano soccorso. «È evidente che nel territorio lombardo qualcuno ha sollevato dei problemi», ammette. Ma esclude che nei permanenti ci siano delle resistenze nei confronti dei volontari. «Quello che manca, dal 2014, è un regolamento dei volontari. Il mio impegno è quello di affrontare la questione subito dopo questa emergenza, perché adesso la polemica non serve ai cittadini che hanno bisogno di aiuto».

Vigili del fuoco sotto organico

Non vuole entrare nel merito del comportamento del sindacato territoriale della Fns Cisl, ma il tenore della sua apertura verso i volontari è spiccato. È «nettamente a favore» del superamento della regola che impedisce a questi ultimi di operare fuori dalle aree di competenza, mentre ai permanenti è concesso. «Che si tratti di micro o macro emergenze, i volontari devono poter intervenire senza alcuna riserva, se serve, fuori dalle zone di competenza dei propri distaccamenti». E conclude: «Senza i volontari dei vigili del fuoco, noi non saremmo nelle condizioni di rispondere a moltissime esigenze della popolazione. I pompieri di ruolo sono sotto organico, come lo è il resto della Pa. Servirebbero almeno 40 mila vigili del fuoco operativi e 5 mila amministrativi». Una visione che si allinea a quella di Roberto Zanin, presidente dell’Associazione italiana vigili del fuoco volontari. Al telefono, appare contento che le segreterie nazionali dei sindacati siano intervenute per chiarire quanto era emerso, invece, nei messaggi dei sindacalisti locali.

Zanin: «Il dispositivo di soccorso integrato dalla componente volontaria continua»

«Nei territori c’è stato qualche equivoco, sì, ma è un bene che gli organismi sindacali centrali, nei loro comunicati, abbiano mostrato un’apertura indiscutibile all’apporto dei volontari». Zanin è un pompiere volontario da più di 35 anni. Osservando le dinamiche interne al corpo, sostiene che «al di là di rari episodi spiacevoli, si sta andando verso un’integrazione tra volontari e permanenti. La situazione è nettamente migliorata, ogni tanto scappa un equivoco». Non ricorda altre emergenze per cui i vigili del fuoco volontari sono stati impiegati in altre regioni rispetto a quelle di appartenenza. E adesso aspetta il superamento formale di quell’obbligo territoriale, anche in virtù del «pubblico riconoscimento dell’importanza dei volontari, arrivato dai sindacati nazionali» quest’oggi, 24 maggio. Adesso i pompieri volontari arrivati in Emilia-Romagna proseguono nel lavoro tecnico di prosciugamento dei fabbricati e si attengono alle altre disposizioni del corpo. E conclude, con non poca soddisfazione: «Il dispositivo di soccorso integrato dalla componente volontaria continua».

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