Ecco i “No wash”, quelli che non fanno il bucato per salvare la Terra: «La maglia? Uso l’aceto. E i jeans li lavo una volta l’anno»
C’è chi lava i vestiti, e chi semplicemente li appende. A farlo sono le persone che aderiscono al movimento no wash, letteralmente «no lavaggio». Sostengono che non sia necessario lavare i propri capi d’abbigliamento tanto spesso quanto siamo abituati a farlo normalmente per mantenere una buona igiene. Migliaia di persone comuni, ma anche personaggi famosi come la stilista britannica Stella McCartney rifiutano la lavatrice per gli innegabili vantaggi ambientali, dal minore uso di acqua alla ridotta diffusione di microplastiche nell’ambiente in caso di capi sintetici. «Non mi cambio il reggiseno ogni giorno e non butto qualcosa nella lavatrice solo perché l’ho indossata. Sono una persona molto igienica ma non sono una fan della lavanderia, dell’asciugatrice o di ogni pulizia in generale», ha dichiarato tempo fa l’icona della moda da anni schierata a difesa dell’ambiente in un settore che può essere particolarmente dannoso se inteso nella forma del fast fashion che spinge i consumatori a comprare capi da usare pochissimo prima che si deteriorino e debbano essere buttati.
L’esperienza del campeggio
«Sono cresciuta in una casa dove si lavava tutto dopo un solo uso – spiega Chelsea Harry, no wash convinta, a Bbc Culture – poi ho incontrato mio marito che non lavava quasi mai niente». Poi, durante la pandemia, la passione per l’escursionismo le ha aperto un mondo. «Ovviamente, in tenda, non puoi fare
la doccia ogni sera o rinfrescare i tuoi vestiti», spiega. «Mi sono chiesta, perché non farlo sempre, nella vita di tutti i giorni?». E così, ogni notte appende i capi che indossa, scelti in modo che il materiale non raccolga troppo odore, e li spruzza con aceto o vodka solo sulle ascelle. «Amo appendere, ogni sera, il mio abito in lana, i miei leggings e le mie calze. E la mattina li rimetto», racconta.
Alcuni materiali sono meglio di altri
Uno di questi materiali è proprio la lana. Il brand Wool& produce capi in lana merino che – assicura – possono essere lavati anche una volta ogni 100 giorni. Ed è proprio questa la sfida lanciata ai propri clienti, facendo notare che come viene trattato un capo dopo l’acquisto incide dal 30% al 70% sulle emissioni prodotte dall’oggetto. Altro materiale che secondo molti si presta a essere lavato raramente è il cotone dei jeans. Chi partecipa al contest Indigo Invitational assicura di non lavare i propri denim anche per un intero anno.
L’esperto contro i Vip
Un’idea che secondo Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è «pessima», dato che «virus e batteri si depositano sui capi», spiega citato dal Messaggero. Il professore invita a lavare frequentemente i capi che stanno a contatto con la pelle, facendo attenzione a mantenere bassa la temperatura del lavaggio e a usare detersivi ecologici per rispettare l’ambiente. D’altro canto, c’è chi non solo non lava i propri vestiti, ma nemmeno sé stesso. E molti sono Vip. A Charlize Theron basta una doccia a settimana, così come a Leonardo Di Caprio, notoriamente impegnato nella difesa della ambiente e contrario anche al deodorante. Assieme a loro anche Brad Pitt, che avendo sei figli non «ha tempo» per le docce, e il più delle volte si accontenta di una salviettina umidificata.
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