Gay pride a Roma, il governatore Rocca: «Do il patrocinio se si scusano». Il pressing di Forza Italia giovani e il no degli organizzatori

I vertici della Regione Lazio hanno ritirato il sostegno alla manifestazione dopo le parole del presidente del Mario Mieli sul reato “universale” di gpa. E ora Colamarino spiega a Open: «Era lui che doveva informarsi sulla nostra posizione»

Mancano quattro giorni al Roma Pride, uno dei più grandi eventi che si celebrano in Italia durante il “mese del pride” per rivendicare i diritti della comunità lgbt. Sabato 10 giugno, alle 15, da Piazza della Repubblica, la parata inizierà a sfilare nelle strade della Capitale. In continuità con gli anni precedenti, la Regione Lazio, amministrata adesso dal centrodestra, aveva dato il suo patrocinio alla manifestazione. Salvo poi revocarlo: da un lato, lo storico circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, detentore del marchio del pride, ritiene che il presidente Francesco Rocca abbia fatto un passo indietro per le pressioni dell’associazione Pro Vita, dall’altro la Regione imputa agli organizzatori di voler «promuovere comportamenti illegali, nello specifico la pratica del cosiddetto utero in affitto». Ieri, 5 giugno, dopo la notizia del conferimento del patrocinio, Mario Colamarino, presidente del Mieli e portavoce del Roma Pride, aveva dichiarato: «Apprezziamo che la Regione abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze politiche da quanti in Parlamento in questi giorni vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all’estero». Parole alle quali è seguito il dietrofront dell’amministrazione regionale. Si è innescato un botta e risposta tra Rocca e Colamarino, il quale ha ironizzato: «Conferiamo noi un patrocinio speciale creato ad hoc per il governatore, il patrocinio dell’ignavia».


Questa mattina, il presidente del Lazio è tornato sulla questione, pretendendo le scuse pubbliche di Colamarino. «Non c’è spazio per la mediazione sull’utero in affitto. L’utero in affitto è fuori discussione. Quando parliamo di libertà di amare, libertà di essere, di dialogo importante che deve essere fatto in questo Paese sui diritti civili e sul rispetto della dignità di ciascuno, nessuno si tira indietro. Sull’utero in affitto non posso concedere il patrocino della Regione che rappresento per una pratica che è reato nel nostro Paese. Colamarino chiedesse scusa pubblicamente rispetto a questa manipolazione della concessione e immediatamente sono pronto a ridare il patrocino, ma il passo deve arrivare dagli organizzatori». Open ha contattato subito il presidente del Mieli per chiedergli se volesse fare ammenda. La risposta è stata negativa: «Io non devo scusarmi né con Rocca né con nessun altro. Quando la Regione Lazio ha scelto di darci il patrocinio, le nostre istanze erano già pubbliche. Avrebbero dovuto informarsi meglio loro, erano reperibili su ogni canale del Circolo Mieli e del Roma Pride». Effettivamente, è facilmente reperibile sugli account social dell’associazione la posizione sulla trasformazione del reato di gestazione per altri in reato universale. In uno degli ultimi post pubblicati, si legge: «Giorgia Meloni continua a raggirare l’opinione pubblica italiana, avallando orrori giuridici che non hanno motivo di essere, essendo la pratica della procreazione per altri già duramente normata. È indubbio che dietro questo passaggio vi sia la solita follia ideologica della destra al governo, caricata dalla propaganda ostile alla comunità lgbtiqia+ che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi».


Colamarino a Open: «Noi di un patrocinio finto non ce ne facciamo nulla»

Colamarino ha affermato di non essere rimasto stupito dalla revoca del patrocinio, «anzi la sorpresa è stata riceverlo. La destra è bravissima ad attaccarci di continuo. A sostenere la giunta di Rocca c’è la stessa maggioranza che regge il governo Meloni. Sono gli esponenti di quei partiti che si scagliano contro la comunità trans, che rallentano i finanziamenti ai centri antiviolenza, che impediscono la trascrizione all’anagrafe delle famiglie arcobaleno. Noi della comunità lgbt siamo i più facili da attaccare per loro. Ci usano per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su problematiche inesistenti, mentre distraggono il loro elettorato dalle criticità vere che il governo non riesce a risolvere». Questa vicenda del patrocinio, per Colamarino, rafforza la stessa comunità e dà visibilità al Roma Pride. Ha ironizzato: «Dobbiamo ringraziare Pro Vita che, redarguendo Rocca, ci ha offerto un servizio di ufficio stampa gratuito. Noi di un patrocinio finto non ce ne facciamo nulla, ma con la pubblicità dei talebani cattolici siamo certi che alla parata del 10 giugno parteciperà una folla oceanica». In questa diatriba, una posizione alternativa rispetto a quella della maggioranza di centrodestra l’aveva assunta già ieri la giovanile di Forza Italia. In una nota congiunta, Simone Leoni, Riccardo Serino e Livia Bonaccini, rispettivamente coordinatore regionale e capitolino di Forza Italia Giovani e coordinatrice del dipartimento nazionale Pari Opportunità, avevano sia criticato Rocca, «poiché la revoca del patrocinio è un regalo alla sinistra», e attaccato Colamarino per la «sbagliata provocazione sull’utero in affitto, pratica profondamente sbagliata e immorale».

Forza Italia giovani: «Plaudiamo all’apertura di Rocca, ora la palla passa ai promotori del Roma Pride»

Alla luce della richiesta di scuse arrivata da Rocca, Open ha sentito i tre giovani azzurri. I quali hanno dichiarato: «Come abbiamo già detto ieri, pur condividendo l’irritazione per la provocazione sull’utero in affitto, riteniamo sia stato un grave errore la revoca del patrocinio al Roma Pride da parte della Regione Lazio, perché non fa altro che alimentare pregiudizi assolutamente falsi sul centrodestra, montati ad arte dalle sinistre. In quest’ottica, perciò, non possiamo che plaudire all’apertura arrivata poco fa dal presidente Rocca che ribadisce la volontà della maggioranza regionale di dialogare sul patrocinio. Ora la palla passa ai promotori del Roma Pride che dovranno dimostrare di avere davvero a cuore gli interessi della comunità che rappresentano, e non quelli di una parte politica ben precisa. Facciamo peraltro fatica a capire cosa c’entri con i diritti gay l’immorale pratica dell’utero in affitto che, dati alla mano, è in realtà utilizzata per la stragrande maggioranza da coppie eterosessuali. Speriamo che non sia solamente un modo per cercare lo scontro a tutti i costi».

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