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Piantedosi rompe il silenzio sulle violenze nella questura di Verona: «Gravità enorme». Altri 17 agenti indagati

07 Giugno 2023 - 15:06 Redazione
Per gli altri 17 indagati la Procura ha chiesto al gip l'applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio

«Le vicende che emergono dall’inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell’onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio. La magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto». Sono le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, commentando l’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque agenti della Polizia a Verona, accusati di aver picchiato e torturato diverse persone mentre si trovavano in custodia in questura. Il titolare del Viminale, assicurando che «la magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto», ha concluso: «La Polizia di Stato che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno. Lo dimostrano la fiducia accordata dalla Procura della Repubblica che ha delegato alla Squadra mobile della Questura di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell’ordinanza del gip dell’efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte».

I 5 agenti arrestati e gli altri 17 indagati

Oltre ai cinque agenti già arrestati ci sono altre 17 persone indagate nell’inchiesta della Procura, che ha richiesto alla gip Livia Magri l’applicazione di misure interdittive nei loro confronti, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d’ufficio. I cinque agenti finiti agli arresti domiciliari sono Alessandro Migliore, Loris Colpini, Filippo Failla Rifici, Federico Tomaselli e Roberto Da Rold e, all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Volanti. I cinque sono accusati a vario titolo di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Secondo le accuse, gli agenti avrebbero pestato persone fermate per strada nel corso di controlli, per poi modificare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti.

Il Questore di Verona e la posizione del Sap

Il Questore di Verona, Roberto Massucci, commentando quanto emerso dall’inchiesta ha dichiarato: «Non ho intenzione di trovare facili giustificazioni o attenuanti ai comportamenti contestati agli operatori di Verona: quello di cui sono convinto è la necessità che quotidianamente ogni poliziotto abbia chiara la consapevolezza del suo ruolo. Consapevolezza che vuol dire sapere che in ogni momento si rappresenta lo Stato e non è possibile venir meno ad un agire fatto di onore e disciplina – aggiunge -. Da oggi l’impegno mio e di tutti i miei collaboratori sarà di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini nel solo modo che conosco e riconosco possibile: lavorando in silenzio e con gentilezza». Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato di Polizia Sap, ha dichiarato che i fatti, se accertati, «sono molto gravi e inspiegabili», sottolineando che «anche se anche eventualmente commessi solo da una piccolissima parte non possono essere tollerati e vanno giustamente perseguiti».

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