Palermo, il boss di Cosa Nostra festeggia le nozze d’argento nella chiesa in cui riposa Falcone. L’ira della sorella del magistrato

Tommaso Lo Presi detto “il grosso” e la moglie Teresa Martino hanno celebrato i 25 anni di matrimonio nella chiesa di San Domenico. Lui è stato scarcerato da poco, lei pure è stata condannata per mafia

Polemica a Palermo dove la coppia d’oro delle famiglie mafiose, formata da Tommaso Lo Presi detto “il grosso” e dalla moglie Teresa Martino, ha festeggiato l’anniversario dei 25 anni di matrimonio, il 15 aprile scorso, nella chiesa in cui oggi è sepolto Giovanni Falcone, il giudice ucciso da Cosa nostra il 23 maggio del 1992 assieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta. Lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure è stata condannata per mafia. Entrambi hanno scelto di celebrare il rito religioso nell’edificio di San Domenico. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. Il Frate priore, Padre Sergio Catalano, ha fatto sapere di essere venuto a conoscenza di alcune informazioni sulla coppia solo leggendo le notizie su Palermo Today. «Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo». Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice «servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno». Sulla vicenda è intervenuta la sorella del magistrato, Maria Falcone, che si è detto «indignata e amareggiata. È come se quel mafioso avesse fatto una prepotenza contro Giovanni, ma Giovanni dall’alto non si cura di loro», ha detto a Repubblica.


L’arresto di Lo Presti

Dopo la cerimonia a San Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: «Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito) riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio».


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