Duplice omicidio Sant’Antimo, i familiari dell’uomo in carcere: «Si era scimunito per la nuora»

Secondo il giudice per le indagini preliminari che ha convalidato il fermo, Caiazzo «ha agito in maniera lucida e spietata»

Dalle testimonianze dei familiari di Raffaele Caiazzo, il 44enne che ha confessato il duplice omicidio di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, sono emersi nuovi dettagli riguardo al gesto compiuto giovedì 8 giugno. «Si era scimunito per la nuora. Non sopportava che nessuno la guardasse in giro», hanno raccontato. La nuora è Maria Brigida Pesacane, di 24 anni, uccisa davanti ai suoi due figli: «ci sono pochi dubbi sul fatto che i due piccoli abbiano assistito alla scena», ha detto il gip. La donna era sposata con il figlio dell’uomo. L’altra vittima, Luigi Cammisa, di 29 anni, era il marito di sua figlia: lui è stato raggiunto da sette proiettili, Maria Brigida da cinque. «Ha agito in maniera lucida e spietata, accecato da un’assurda convinzione», ha scritto Simone Farina, giudice del tribunale di Napoli Nord che ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere. Nelle spiegazioni che avrebbero portato Caiazzo a compiere gli omicidi, ci sarebbe il sospetto di una relazione segreta fra il genero e la nuora. Un sospetto che era diventato un’ossessione per Caiazzo, nonostante tutti gli altri componenti della famiglia abbiano in più modi cercato di farlo ragionare.


Le parole dei familiari

La figlia, poco dopo l’assassinio di suo marito, ha fatto mettere a verbale queste parole. Le riporta Repubblica: «In famiglia ci siamo convinti, da alcuni mesi, che mio padre avesse perso la testa per Brigida, assolutamente non ricambiato da lei, e che questa situazione fosse all’origine della sua mania di gelosia nei confronti della ragazza. Sono convinta che l’uccisione di mio marito sia un estremo atto di gelosia di mio padre, che poi è andato a casa di mia cognata, uccidendo anche lei, perché convinto che, andando in carcere, non gli sarebbe stato più permesso di vederla, né di starle vicino». Il figlio di Caiazzo, sempre depositando la sua testimonianza ai carabinieri, ha aggiunto altri dettagli: «In famiglia stiamo affrontando da qualche mese il problema che mio padre si è invaghito della mia compagna. Da qualche tempo sostiene che lei ha una relazione con il marito di mia sorella, Luigi Cammisa. Ciò nonostante io e mia sorella avessimo detto che le sue erano solo fantasie, tanto da arrivare entrambi a litigare con lui e a non volere più avere a che fare con nostro padre».


L’autore dell’omicidio, a un certo punto, aveva persino provato a convincere il figlio di essere andato a letto con la nuora. Allora, a esplicita domanda sul ventilato tradimento, Brigida aveva ripetuto a suo marito che «si trattava di assurdità inventate da mio padre». La situazione era diventata insostenibile e mercoledì 7 giugno, il giorno prima del duplice omicidio, la famiglia si è riunita per un chiarimento. Davanti ai parenti, racconta il figlio di Caiazzo, «mio padre aveva ritrattato la versione», secondo cui l’uomo aveva una relazione con la nuora. In quell’occasione, però, aveva confermato invece le accuse di un rapporto «clandestino» tra Brigida e il genero di lui. «Una cosa alla quale non ha mai creduto nessuno». È stato il momento della rottura: i due figli di Caiazzo e i rispettivi compagni, allora, si vedono costretti a dire all’uomo «di non voler più avere nulla a che fare con lui». Poche ore più tardi, Caiazzo ucciderà la nuora e il genero.

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