La malattia che non c’era e il vestito da Catwoman: quello che non torna nella storia dei due coniugi trovati morti a Roma

Secondo il suo medico Valerio Savino non era malato. L’uccisione del gatto e l’ultimo biglietto

«Con gli ultimi centesimi rimasti ho comprato un pacco di biscotti taralli. Non ho più niente». Questo è il testo di un biglietto ritrovato nell’automobile di Valerio Savino. Il bancario che ha ucciso la moglie Simona Lidulli e si è suicidato, secondo l’ultima ricostruzione degli inquirenti. E che non aveva nessuna malattia in fase terminale, almeno secondo il suo medico. L’omicidio-suicidio invece sarebbe stato deciso per problemi economici. «Se non posso continuare la vita che faccio mi ammazzo», avrebbe detto Lidulli a un’amica. Che secondo l’edizione romana di Repubblica quando è morta era vestita con una tuta nera e il trucco da Catwoman. Savino avrebbe ucciso con un colpo di pistola anche la gatta di famiglia, che si chiamava Noire. Il suo cadavere è stato trovato accanto alla moglie all’interno di una valigia.


Le due pistole

Sempre secondo il quotidiano Savino avrebbe ucciso la moglie e il gatto con la pistola calibro 22 che aveva in casa. Anche se questa ricostruzione potrebbe essere sostituita da un’altra che vede Lidulli uccidere la gatta e sé stessa. Di certo c’è che dall’altra arma, la calibro 9, è partito il colpo che ha ucciso Savino. L’autopsia e l’esame Stub faranno chiarezza sulle circostanze dell’omicidio. «Ripensando alla sua confessione di due mesi fa sulla malattia, ci siamo confrontati con altri amici che mi hanno raccontato che invece a loro aveva parlato di altre due malattie», racconta l’amico Agostino Presutti. «Anche la sua decisione di vendere le pistole e tenerne due adesso mi fa riflettere, inizio a pensare che lui volesse morire. Ma l’unica certezza è che lei senza di lui non poteva vivere».


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