Kataleya, lo spazzolino per il Dna e la “località segreta”: verso una svolta le indagini sulla bimba scomparsa a Firenze?

Il trasferimento dei genitori dopo l’interrogatorio. La secretazione. L’altra ipotesi oltre il rapimento. E la domanda: come è stata portata via Kata?

I carabinieri hanno prelevato uno spazzolino da denti dal bagno della stanza in cui alloggiava Kataleya Alvarez, la bambina scomparsa dall’hotel Astor a Firenze. Serve per prelevare il suo Dna. Che gli investigatori hanno inserito nella banca dati nazionale. Anche se per adesso non hanno alcun reperto con cui confrontarlo. E mentre le indagini vanno verso la guerra per bande per il racket degli affitti, Katherine Alvarez e Miguel Angel Ramon Chicllo Romero, i genitori di Kata, sono stati trasferiti in una “località segreta”. Così come la famiglia dello zio. La decisione, insieme alla rimessione del mandato da parte dell’avvocata Daica Rometta, che li assisteva per conto dell’Associazione Penelope. E potrebbe essere il prodromo per una svolta nell’indagine.


Gli interrogatori

Gli inquirenti hanno ascoltato i genitori di Kataleya negli uffici della procura nel pomeriggio. I loro sospetti chiudono il giro di testimonianze raccolte dagli investigatori in questi giorni. Ed entrano formalmente nell’inchiesta per il sequestro della piccola. Gli inquirenti hanno secretato gli atti. E subito dopo l’interrogatorio è arrivato il trasferimento in una struttura protetta. Il tutto fa pensare che siano emersi dettagli nuovi nell’inchiesta. E che qualche elemento che finora non era sul tavolo ora potrà essere valutato dagli investigatori. Oggi è il settimo giorno della scomparsa. L’ipotesi rapimento non ha trovato nessuna conferma. Ogni segnalazione, come l’ultima in Germania, si è rivelata un buco nell’acqua. E la famiglia non ha ricevuto richieste di denaro o rivendicazioni. Mentre forse il prelievo del Dna potrebbe essere stato necessario per un confronto con altri campioni.


La svolta nell’indagine

Ecco perché la svolta nell’indagine può essere vicina. E potrebbero essere state proprio le indicazioni del padre a permetterla. Miguel Angel ha parlato anche dell’uomo con il giubbotto che avrebbe visto con la figlia. Anche se ha escluso l’ipotesi di vendette nei suoi confronti. L’inchiesta della procura di Firenze si concentra quindi sulla faida interna all’albergo per le stanze. Ma c’è anche la possibilità di una ritorsione per la violenza sessuale nei confronti di una 15 enne da parte di alcuni peruviani nel quartiere San Jacopino. I racconti, le spiegazioni, anche le possibili ricostruzioni che la coppia ha fatto in procura saranno esaminate alla ricerca di riscontri. La madre l’avevano già sentita, ma le indicazioni di Miguel Angel Ramon Chicllo Romero potrebbero dare nuovi impulsi alle ricerche della piccola.

Come è stata portata via Kataleya?

Ma come è stata portata via Kataleya? Secondo La Stampa l’ipotesi prevalente è che sia stata nascosta in un trolley o in un borsone poi caricato su un’automobile. Per questo quindi le telecamere di sorveglianza non hanno inquadrato l’uscita dall’hotel Astor. Che però in realtà, secondo questa prospettiva, si sarebbe verificata. Il trolley potrebbe essere finito nei locali di un condominio vicino in via Boccherini 34. Quello indicato dai cani molecolari che hanno seguito le tracce della ragazzina. E che è stato successivamente oggetto di una perquisizione senza esiti. I presunti rapitori, in questa ottica, avrebbero portato via la bambina attraverso un’uscita che si trova nel cortile sul retro dell’albergo. L’avrebbero vista due testimoni: un adulto e una bambina di tre anni. Che poi lo ha riferito al padre.

Il rapimento

Con l’incrocio delle testimonianze – e delle immagini – il punto del rapimento sembra essere il cortile sul retro dell’ex albergo che confina col condominio accanto. Qui continua a concentrarsi quindi l’attenzione delle indagini. Mentre sembra scartata una fuga dall’ingresso principale di via Maragliano. Perché in questo caso bisogna attraversare l’hotel e in più persone avrebbero potuto vedere. Invece è all’esame la modalità di fuga da questo passaggio. Poi avrebbero caricato la bimba in un’auto proprio nel cortile. Oppure la fuga è stata inizialmente a piedi. Ma o si torna in via Boccherini, dove ci sono telecamere, anche private, oppure è stato scavalcato un muro tra i cortile dietro i palazzi issando la bambina.

L’altra ipotesi

Se questa pista non porterà risultati, allora bisognerà tornare nell’hotel. Perché se la bambina non è uscita allora rimane in piedi solo un’altra ipotesi. Ovvero che sia ancora dentro. Alcune verifiche sono comunque in corso sui veicoli immortalati in zona dalle telecamere. «Almeno una volta alla settimana qui davanti all’occupazione arriva un furgone che carica valigie e altro da portare oltreconfine», spiega al Messaggero una residente di via Boccherini. «A farlo però sono soprattutto gli occupanti romeni e albanesi». «Le reiterate interferenze esterne subite nello svolgimento di questo delicatissimo mandato mi hanno suggerito di rinunciare all’incarico professionale tant’è che già nel primo pomeriggio ho invitato la mamma a nominare altro difensore», ha spiegato l’avvocata Rometta.

Le persone con l’auto di grossa cilindrata

Intanto un ex militante dei Movimenti per la Casa fiorentini dice all’edizione fiorentina di Repubblica che nell’ex hotel Astor vivevano anche persone che avevano automobili di grossa cilindrata. «Le cose lì non andavano da due mesi quando due fazioni di peruviani si sono scontrate», dice. «Katherina, la mamma di Kata, è la cugina di una donna che stava già dentro. Per questo sono entrati», ricostruisce.

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