Cosa succede ai bambini arcobaleno dopo l’impugnazione degli atti di nascita a Padova: «Non si può violare una legge che non c’è»

L’avvocato Chinotti e la Cassazionista Flamini non sono d’accordo con la procuratrice Valeria Sanzani

La Procura di Padova ha deciso di impugnare per «illegittimità» gli atti di nascita di 33 bambini e bambine, figli di coppie di due madri, registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 fino ad oggi. La decisione sta facendo molto discutere, e si trascina dietro una serie di interrogativi. Primo tra tutti: quali cambiamenti comporta la cancellazione dell’atto di iscrizione per i bambini? L’avvocato Alexander Schuster, esperto di diritti civili e difensore dei diritti della comunità Lgtbtqia+, aveva già spiegato a Open il vuoto normativo che presta il fianco a possibili discriminazioni. Oggi Repubblica torna sul tema, spiegando che la conseguenza più immediata è che l’indicazione nell’atto di nascita del nominativo del genitore intenzionale (quello cioè considerato non biologico) diventa illegittima. Al bambino dunque rimarrebbe solo il nome della mamma partoriente o del genitore biologico. 


Le conseguenze

E questo non può che trascinarsi conseguenze nella loro vita sociale, a differenza di quanto sostenuto dalla procuratrice Valeria Sanzani, che ha messo la firma sulle impugnazioni. «Privare un bambino di un cognome è dunque un’azione lesiva della sua identità personale. E anche dopo pochi anni di vita mi sembra improprio pensare che l’identità non si sia formata», ha spiegato l’avvocato Stefano Chinotti, membro del consiglio esecutivo della Rete Lenford, associazione che dal 2007 si occupa di materie Lgbti+. «Pensiamo alla scuola dove il bambino è stato chiamato sempre con due cognomi. Pensiamo ai documenti, tutti da rifare, per cancellare una parte del suo nome», spiega ancora Chinotti.


Senza contare, aggiunge, che «il genitore non riconosciuto non potrebbe nemmeno andare a prendere il proprio figlio in classe, se non con una delega firmata dall’altro genitore. Ostacoli che rendono la gestione del quotidiano macchinosa e discriminatoria». La stessa cosa vale in ambito sanitario, nel momento in cui il bambino dovesse essere accompagnato in pediatria, o a fare le vaccinazioni. Anche viaggiare sarebbe più difficile, dal momento che «i minori di 14 anni possono essere accompagnati all’estero solo dai genitori. Se uno dei due non viene riconosciuto come tale non può uscire dall’Italia con il proprio figlio. Serve l’autorizzazione della questura, su richiesta del genitore legale».

E se la coppia si sfalda?

Questo comporta il fatto che, se la coppia dovesse separarsi, il genitore non riconosciuto perderebbe qualsiasi diritto e dovere sui propri figli. E se il genitore considerato biologico si ammalasse o morisse, il genitore intenzionale non conterebbe nulla. «E il bambino – avverte Chinotti – rischierebbe di dover traslocare e andare a vivere dagli zii o dai nonni anziché con il proprio papà o la propria mamma». La stepchild adoption è un’opzione difficile, lunga e non scontata: è necessario il consenso del genitore riconosciuto, e in ogni caso il giudice può dare parere negativo o positivo. Senza contare il costo, che arriva fino a 5mila euro. E i numerosi e molto invasivi step che prevedono gli incontri con gli assistenti sociali e gli psicologi.

Il vuoto normativo

Martina Flamini, giudice della Cassazione che per dieci anni si è occupata di diritti della persona al Tribunale di Milano, alla Stampa conferma sostanzialmente quanto affermato da Schuster: «Non risulta alcun divieto di legge a tutelare i diritti dei minori». Dunque la Procura avrebbe dovuto valutare «se la richiesta di rettifica dell’indicazione del cognome del genitore intenzionale viola il diritto alla vita privata e familiare del minore». Anche Flamini, infatti, dissente sul fatto che la decisione sia priva di effetti nella vita sociale del minore. «Se le dicessi – chiede all’intervistatore – che uno dei suoi genitori non è, per la legge, più tale e che lei, quindi, formalmente non è più suo figlio, lei come si sentirebbe? Ecco, immagini le ripercussioni sulla vita di un bambino».

E dunque la magistratura insiste sul vuoto normativo: «è la prima ad invocare la necessità di una legge. Lo ha chiesto la Corte costituzionale nel 2021 e lo ha sottolineato la Suprema Corte nel 2022». I sindaci che trascrivono, puntualizza Flamini, non commettono pertanto «alcun illecito. Non si può imputare loro la violazione di una legge che non c’è». Cosa succederà dunque a Padova? Possono «immaginarsi ricorsi volti anche a tutelare eventuali possibili pregiudizi mediati ai minori». Flamini, infine, non teme che altre Procure seguiranno: «Su queste materie ci vuole competenza e attenzione. Temo invece situazioni a macchia di leopardo. Se vivi a Roma hai due madri, a Padovano. Inaccettabile».

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