Auto esplosa in tangenziale a Napoli, la Polo Volkswagen Tdi era un prototipo: le bombole a gas sotto la lente

Da chiarire la natura dell’innesco. Le ipotesi vanno dal caldo alla scintilla

La Polo Volkswagen Tdi di quinta generazione esplosa sulla tangenziale a Napoli era un prototipo. E si trovava in fase di test su strada. L’auto convertita in ibrido-solare doveva registrare le emissioni in atmosfera, come da commissione del laboratorio Stem Cnr. La ricercatrice Maria Vittoria Prati, 66 anni e lo studente Fulvio Filace di 25 sono ancora ricoverati in gravi condizioni. Chi indaga sull’esplosione ritiene sulla base dei primi rilievi che a causare la deflagrazione siano state delle bombole a bordo dell’auto, dal contenuto ancora non definito. Da chiarire anche la natura dell’innesco. Le ipotesi vanno dal caldo a una scintilla, mentre si esclude una collisione. Perché dalle immagini delle telecamere sulla tangenziale non si vede alcun urto della Polo con altri veicoli. Né contro il guardrail.


Il prototipo

Il prototipo, fa sapere Il Mattino, era stato realizzato nell’ambito del progetto Life-Save (Solar aided vehicle electrification) finanziato dall’Unione Europea. Serviva a sperimentare un kit di conversione per l’ibridizzazione di veicoli obsoleti. E disponeva di un’elettrificazione retrofit con batterie alimentate da pannelli solari. Le aziende coinvolte per i brevetti sono Mecaprom, Solbian, Landi Renzo ed eProInn Srl. Quest’ultima è una società nata come spinoff dell’università di Salerno e fondata nel 2014. Prevedeva un funzionamento misto, a benzina ed energia solare. In una foto di qualche giorno fa, pubblicata sul profilo social di un docente, si vede la Polo munita di un pannello solare, ma non ci sono altri dettagli sul funzionamento dell’impianto. Il professor Gianfranco Rizzo, amministratore di eProInn, dice al quotidiano napoletano che i primi test si sono svolti a Biella.


Il gruppo propulsore

Lì è avvenuto il montaggio del gruppo propulsore. Ovvero il powertain elettrico essenziale per il funzionamento green del veicolo. Aggiungendo motoruote elettriche nelle ruote posteriori, batteria, inverter ed elettroniche di controllo. Il veicolo non aveva mai avuto problemi nella fase dei test, fino a ieri. Al momento dell’esplosione, spiega il professore, c’erano a bordo le apparecchiature per il Pems, il sistema portatile di misurazione delle emissioni. Apparecchiature che prevedono la presenza delle bombole a gas, oltre al serbatoio per il gasolio. Le bombole fanno parte del sistema di misurazione. I ricercatori stavano effettuando un percorso misto tra autostrada ed extraurbano, secondo una procedura standard. Ma Rizzo non può dire quanto gas fosse presente nelle bombole: «Non ero presente quando le hanno installate». L’incidente è avvenuto venerdì tra le 13 e le 14 sulla tangenziale.

La causa

«Venerdì a Napoli faceva molto caldo. Se questa fosse stata la causa lo dovranno decidere i periti», conclude. La relazione della Polstrada di Napoli sull’accaduto è già stata trasmessa in procura. Non è esclusa nei prossimi giorni l’apertura di un fascicolo d’indagine. Intanto i medici del reparto grandi ustionati del Cardarelli cercano di salvare la vita ai due feriti. La più grave è l’ingegner Prati, che ha riportato bruciature di terzo grado sul 90 per cento del corpo. La donna è rimasta bloccata per alcuni minuti nella vettura in fiamme, fino all’arrivo dei vigili del fuoco, mentre Filace è stato sbalzato fuori dell’abitacolo. Maria Vittoria Prati, al Cnr come prima ricercatrice, è da trent’anni all’istituto motori ed è considerata un nome di riferimento nel campo dello studio delle emissioni e dell’utilizzo di combustibili alternativi.

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